Un signore presta l’auto a un parente di primo grado. Questi
viene fermato dalla polizia municipale della Capitale. Il controllo
sembra superato: libretto, patente, assicurazione, bollino blu,
tutto ok; persino la cintura di sicurezza è ben salda intorno al
nostro lettore. Il vigile, un po’ deluso, non demorde:“Il
contratto dell’assicurazione?”. Il nostro automobilista non lo
trova fra i documenti e chiama sul cellulare il proprietario che
però non risponde. Scoprirà troppo tardi che il contratto era in
una tasca particolare. Sono 40 euro di multa.
Va bene, paghiamo e non se ne parli più. Eh, no, non basta,
puntualizza il vigile, entro cinque giorni, lei personalmente, deve
mostrare il contratto originale a una stazione di vigili. Il nostro
lettore deve partire da Roma l’indomani mattina. Propone:”Viene
un’altra persona o vi mando un fax”; vogliono lui e
l’originale. “Vi mando una e-mail certificata con l’immagine
a colori del contratto”; non sanno di che si parla. “Voi avete
accesso” osserva il malcapitato “alle banche dati delle
assicurazioni. Avete la targa e i dati del proprietario, quindi
verificate online se il contratto esiste ed è valido”.
E-mail certificata? Banche dati? Verifiche online? I vigili
guardano il nostro lettore con un’inconfondibile quanto sinistra
luce negli occhi. “Si presenti entro 5 giorni, lei di persona,
altrimenti altri 200 euro di multa” e gli consegnano
l’ingiunzione. Il nostro l’indomani parte, per poi tornare e
presentare il documento. Due giorni di lavoro buttati, più spese
di viaggio. Nel portale del “Progetto Millennium” di Roma
Capitale non si parla di rimedi alle procedure di controllo
medievali. Nel 2011, a Roma Capitale, provincia di Dar es Salam.