Data center, Valducci: “La razionalizzazione passa per la rete”

Il presidente della Commissione Trasporti e Tlc della Camera: “Il cloud può contribuire a mettere ordine nei server, ma serve un’infrastruttura moderna”

Pubblicato il 21 Mar 2011

Il cloud computing è lo strumento più efficace per mettere ordine
e razionalizzare il sistema dei data center pubblici. A dirlo
Mario Valducci, presidente della Commissione
Trasporti e Tlc della Camera e responsabile Enti Locali del
Pdl.
Onorevole Valducci che ruolo possono giocare le nuovissime
tecnologie, come il cloud, in questo processo di
razionalizzazione?

Vedo un contributo determinante, un ruolo abilitante per le nuove
tecnologie, con sostanziali ricadute favorevoli sui costi, fattore
– che in tempi di forte contenimento della spesa – non può
lasciarci indifferenti. Un recente studio di una grande
multinazionale dell’Ict stima in circa 1.600 il numero dei
“data center” in cui oggi è dispersa la gestione dei dati
della PA nella sua totalità. Sono dati impressionanti che fanno
pensare ad una gestione quasi amatoriale e lasciano inquietanti
interrogativi aperti sull’economicità della gestione. Se fossero
attendibili queste cifre si configurerebbe infatti un danno
erariale di enormi dimensioni. Tecnologie come il cloud computing a
mio modo di vedere possono dare contributi misurabili in termini di
efficienza e sicurezza dei processi. Ma serve comunque una rete
moderna e affidabile. In questo senso credo che il “Progetto 1000
Comuni” per la banda larga di Vodafone costituisca un importante
esempio dell’impegno dell’industria italiana per superare
concretamente la situazione di “Digital Divide” in cui
purtroppo ancora versano molti Comuni, prevalentemente piccoli.
Il ministro Brunetta, per dare slancio all’Ict pubblico,
ha appena varato il nuovo Cad. Qual è il suo giudizio sul
testo?

Credo sia un ottimo esempio della concretezza che contraddistingue
l’azione riformatrice del governo Berlusconi. La mia valutazione
sulla carta dei diritti e dei doveri digitali di Brunetta non può
che essere positiva. Sia per il decisivo apporto all’efficienza
complessiva dell’attività amministrativa, sia per il contributo
allo sviluppo della larga banda. È un’occasione importante per
far emergere la domanda di contenuti digitali a livello sistemico.
La PA sarà presto in grado di erogare servizi di qualità ai
cittadini alimentando (sul versante dei contenuti) quella massa
critica necessaria allo sviluppo delle Ngn. Bisogni e servizi si
incontrano sulla rete e il settore pubblico dà il buon esempio
agendo come un volano per archiviare definitivamente la carta. Sono
quindi veramente lieto nel riscontrare nel nuovo Cad alcune delle
conclusioni presentate da “Il Futuro della Rete”
(l’Osservatorio di iniziativa parlamentare da promosso da
Valducci nel 2009/2010, ndr) che vedeva in norme certe e un
percorso irreversibile, una“road map” a tappe realistiche, ma
inderogabili per lo “switch-off” definitivo dalla carta ai
servizi pubblici digital, uno dei fattore decisivi per agevolare la
semplificazione amministrativa, guidare l’ammodernamento del
rapporto tra PA e cittadini e assicurare la competitività del
Sistema Paese.
Ci sono stati interventi normativi della Commissione da lei
presieduta per la realizzazione di progetti rivolti ai piccoli
comuni?

La strada maestra tracciata dall’Europa per i piccoli comuni,
ripresa anche all’interno dell’impianto federalista, è quella
che và verso forme diversamente articolate di sfruttamento delle
sinergie tra amministrazioni, soprattutto nell’ambito dei servizi
essenziali. Mai come oggi è vero l’adagio che “l’Unione fa
la forza” – e ciò particolarmente dopo la crisi finanziaria
degli ultimi anni che ha parzialmente ridefinito scala e unità di
misura della competizione tra territori sui mercati. Di recente
segnalo il nostro contributo all’approvazione del provvedimento
che nei comuni sotto i 5.000 abitanti agevola la realizzazione di
progetti informatici attraverso una corsia preferenziale
nell’assegnazione dei finanziamenti pubblici destinati a
programmi di e-government. In particolare il provvedimento
attribuisce priorità ai collegamenti informatici e agli interventi
nel settore ICT rivolti al funzionamento e allo sviluppo dei Centri
Multifunzionali, destinati alla gestione dei servizi ambientali,
sociali, energetici, scolastici, postali, artigianali, turistici,
di comunicazione, di volontariato e di associazionismo culturale,
commerciali e di sicurezza, e dei Centri di Servizio Territoriali,
anche attraverso la fruizione del sistema Wimax.
Lei richiamava il tema sicurezza per i servizi dei Comuni:
a che punto siamo?

Il nuovo Cad ha il merito di occuparsi per la prima volta anche di
questo. Entro 12 mesi le amministrazioni dovranno farsi carico dei
sistemi in grado di assicurare continuità ai servizi essenziali in
caso di “blackout” informatico. Certo è che si deve fare molto
sulla strada della “cultura della prevenzione” per allineare le
nostre amministrazioni alle migliori pratiche internazionali. Sono
investimenti di cui si apprezza l’importanza, di solito, quando
il latte è versato. Non possiamo permettercelo. Nel va
dell’effettività dell’accesso a servizi che costituiscono
l’ossatura del rapporto tra cittadini e PA.

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