Verizon Wireless vincitrice a sorpresa dell’accordo
At&t-T-Mobile? E' una delle ipotesi ventilate dagli analisti,
perché anche se Verizon non sarà più il primo ma il secondo
maggiore operatore mobile degli Stati Uniti, il consolidamento
dell'industria mette ai margini le offerte low-cost a tutto
beneficio della jv tra Verizon Communications e Vodafone. Verizon
potrebbe anche attrarre nuovi clienti che abbandonano una
“distratta” At&t, alle prese con un lungo esame
dell’antitrust sulla proposta di fusione.
“Uno scenario con prezzi più stabili è un segnale positivo per
Verizon”, afferma Mike McCormack, analista di Nomura, secondo cui
At&t probabilmente non adotterà piani low-cost simili a quelli
attualmente offerti da T-Mobile. McCormack fa anche notare che il
processo di integrazione tra At&t e T-Mobile Usa non sarà senza
“scossoni” e richiederà diversi anni.
Non tutti gli esperti vedono rosa per Verizon. Secondo Rbc Capital
Markets, il carrier "potrebbe subire la pressione di un
concorrente più forte" ed essere spinta ad aumentare gli
investimenti. Gli analisti ritengono poco probabile che Verizon
cerchi come risposta la fusione con Sprint Nextel, l’altro grande
attore sul mercato mobile americano, ma potrebbe rafforzare i
legami col partner Vodafone, con la quale però ha una relazione
burrascosa, nota Kevin Smithen, analista di Macquarie Research.
Secondo gli analisti di Oppenheimer & Co., At&t e T-Mobile Usa
insieme controllerebbero il 43% del mercato (il 39% secondo
EMarketer), mentre Verizon Wireless ha una quota del 31% e Sprint
del 16%.
Ma i problemi maggiori sono dalla parte di At&t. Diversi esperti
sostengono che la fusione tra il secondo e il quarto operatore di
telefonia mobile negli Stati Uniti troverà non pochi ostacoli sul
suo cammino. L’operazione deve essere approvata dalla Federal
communications commission, che deve convalidare il trasferimento
delle licenze delle frequenze mobili da T-Mobile a At&t e che già
appare preoccupata che la fusione riduca la concorrenza e la scelta
per i consumatori, facendo aumentare i prezzi.
Proprio oggi l’LA Times scrive che con questa acquisizione,
l’ultima di una lunga serie, At&t ripristina il monopolio che
aveva fino agli Anni ’80 sotto il nome di Ma Bell, ma “con la
possibilità di operare in un contesto normativo più
flessibile”. "Questa operazione non è una buona notizia per
i consumatori", afferma Sally Greenberg, direttore esecutivo
della National consumers league sulle pagine del quotidiano della
California. "Un grande potere viene a concentrarsi nelle mani
di poche aziende".
Non la vede così il Ceo di At&t, Randall Stephenson, secondo cui
l'accordo con T-Mobile, che vale 39 miliardi di dollari, potrà
creare "grandi vantaggi per i clienti e gli azionisti” e
“ci permetterà di soddisfare meglio le attuali esigenze dei
nostri utenti". Ma la realtà, secondo il Times di Los
Angeles, è che “il segmento più competitivo del mercato delle
telecomunicazioni, quello mobile, avrà ora meno player e finirà
presto con l’essere controllato solo da due big, At&t e
Verizon”.
E' una preoccupazione condivisa dal dipartimento di Giustizia,
che pure aprirà un'indagine sull'acquisizione: secondo il
Wall Street Journal, l’antitrust americano teme il rischio che il
mercato mobile cada sotto un duopolio. Anche se At&t insiste sul
fatto che nei vari mercati locali la concorrenza è garantita dalla
presenza di player piccoli che rendono il panorama dinamico e
competitivo, le fonti sentite da Bloomberg rivelano che At&t
potrebbe essere costretta a cedere parte del suo spettro wireless e
anche degli abbonati come condizione necessaria per ottenere il
disco verde dell’antitrust. All’azienda di Dallas i regolatori
potrebbero anche chiedere di costruire più reti nelle campagne o
di fornire il roaming dei dati ai carrier rurali per aumentare
l’accesso a Internet, secondo Roger Entner, analista della Recon
Analytics di Boston.
Quanto alla valutazione d 39 miliardi di dollari, per Bloomberg si
tratta di un prezzo davvero troppo alto che At&t è disposta a
pagare per superare la rivale Verizon comprando “l’unico
carrier americano in perdita”. I 39 miliardi di dollari in
contanti e azioni offerti da At&t rappresentano una valutazione
28,8 volte più alta del reale degli utili della filiale
statunitense di Deutsche Telekom. “Davvero T-Mobile vale tanto?
Ne dubito”, afferma Malcolm Polley del fondo di investimento
Stewart Capital della Pennsylvania. “E’ un’azienda in
difficoltà e se At&t dovrà venderne pezzi consistenti per farla
tornare in attivo, la transazione non ha senso”.
Randall Stephenson è tuttavia pronto a scommettere che acquisire i
34 milioni di clienti di T-Mobile Usa e il suo spettro wireless
aumenterà le vendite e limiterà le conseguenze della perdita dei
diritti esclusivi sull’iPhone. At&t è convinta di poter
aumentare il ricavo medio per utente vendendo più smartphone per i
clienti di T-Mobile Usa e di ridurre il churn rate di
quest'ultima con una gamma più nutrita di telefoni, migliori
performance di rete e l'accesso agli hotspot wi-fi, come ha
spiegato Ralph de la Vega, Ceo di At&t mobility & consumer markets.
L'anno scorso, At&t diceva di avere un churn rate del 1,3%
contro il 3,4% di T-Mobile Usa. Il guadagno medio per utente è di
62,57 dollari per At&t, ma di 52 dollari per T-Mobile Usa, ha
rivelato la stessa At&t. "Il mercato sembra gradire
l'accordo”, secondo William E. Stone, chief investment
strategist per la Pnc Wealth Management a Filadelfia.
At&t era l’unico carrier americano a offrire l’iPhone fino a
febbraio, quando lo smartphone Apple è arrivato anche su rete
Verizon. Secondo Bill Kavaler, analista della Oscar Gruss & Son
Inc. a New York, At&t ha bisogno di fare acquisizioni per aumentare
i profitti e sostenere i suoi investimenti in reti e servizi.
“Bisogna guardare a questo accordo in termini di posizione
competitiva”, afferma Kavaler. “Ora che Verizon ha i prodotti
di Apple, le mancanze di At&t percepite dagli utenti dello
smartphone, ovvero la copertura e la qualità del servizio
deficitarie, diventano più gravi, perché Verizon viene ritenuta
superiore”.
Che l’accordo dia davvero una carta in più per la competitività
di At&t o vada piuttosto a vantaggio della rivale Verizon sarà il
mercato a deciderlo. Nell’attesa, l’operazione deve passare al
vaglio dei regolatori – uno scrutinio che, secondo Bloomberg,
potrebbe durare anche un anno; in più, se la fusione verrà
bocciata, At&t dovrà pagare a T-Mobile una penale di 3 miliardi di
dollari e cedere anche alcune frequenze.