Il Consiglio dell’Unione europea ha detto sì alla proposta della
Commissione avanzata a dicembre scorso che mira a rivedere la
direttiva 2002/96/Ce sui rifiuti elettronici. “Il Consiglio
riconosce l’importanza della completa implementazione e il
rafforzamento della legislazione in materia di rifiuti elettronici,
anche in considerazione della nuova direttiva quadro sui rifiuti
adottata a novembre 2008, e ritiene essenziale innalzare il livello
di riciclo e riuso dei materiali per ridurre gli impatti negativi
sull’ambiente ma anche per accelerare lo sviluppo del mercato e
dei servizi correlati”. Così recita la nota emessa dal Consiglio
lo scorso 2 marzo a seguito del meeting sull’Ambiente andato in
scena a Bruxelles.
Il Consiglio ha chiesto alla Commissione di procedere speditamente
verso la definizione puntuale degli interventi e delle misure da
mettere in atto per rendere più efficiente ed efficace la raccolta
dei rifiuti elettronici, in termini quantitativi e qualitativi, per
semplificare gli iter amministrativo-burocratici e quindi creare
migliori condizioni economiche per lo sviluppo del mercato in grado
anche e soprattutto in questo momento di crisi economica di
generare nuovi posti di lavoro.
A cinque anni dall’entrata in vigore della direttiva sui Raee (la
2002/96 Ce è stata adottata il 27 gennaio 2003 ed è entrata in
vigore il successivo 13 febbraio) si fa più vicina la revisione di
una norma già da molti contestata e considerata non priva di zone
grigie. Fra le questioni più critiche la scarsa chiarezza in
merito alla tipologia di prodotti e alla loro classificazione che
ha portato ciascun Stato membro a interpretare in maniera diversa
le disposizioni a discapito di un’armonizzazione del contesto
continentale e dello smaltimento complessivo delle risorse.
Ad oggi, rende noto la Commissione europea il 65% delle
apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato
viene raccolto in modo differenziato ma meno della metà della
quota viene trattata e notificata secondo le disposizioni della
direttiva. Gli effetti dell’applicazione parziale delle norme si
concretizza nella perdita di materie prime preziose e nel rischio
di rilascio nell’ambiente di sostanze nocive. Inoltre, ci tiene a
puntualizzare la Commissione, l’obiettivo dei 4 kg di Raee per
cittadino comunitario non riflette le condizioni economiche dei
singoli Stati membri. Risultato: per alcuni Paesi il tetto dei 4 kg
risulta di fatto modesto e per altri eccessivo.
Per non parlare poi degli ostacoli burocratici: la registrazione
dei produttori è diversa da Stato a Stato con la conseguenza che
ad oggi sono in vigore 27 regimi diversi di registrazione. Un
inutile sovraccarico amministrativo. Secondo la proposta di
revisione presentata a dicembre 2008 dalla Commissione il primo
step per aggiornare la direttiva 2002/96/Ce riguarda la messa a
punto di una lista precisa di prodotti suddivisi in due categorie:
apparecchiature utilizzate dai nuclei domestici (B2C) e
apparecchiature utilizzate da nuclei diversi da quelli domestici
(B2B). Armonizzazione della registrazione dei produttori e
riduzione degli oneri amministrativi attraverso l’istituzione di
registri interoperabili fra gli Stati membri o in alternativa la
creazione di un registro unico comunitario sono le altre due misure
proposte dalla Commissione. Le nuove disposizioni consentirebbero
in finale di aumentare corposamente la quantità dei rifiuti
elettrici ed elettronici al 2016.