Pimpinella: “Blockchain rivoluzionerà pagamenti digitali”

Il presidente dell’associazione italiana istituti di pagamento e moneta elettronica: “Soltanto con la diffusione di tecnologia e cultura dell’innovazione sarà possibile ottenere sicurezza: a quel punto l’Italia potrà fare un salto di competitività”

Pubblicato il 25 Nov 2016

pimpinella-maurizio-161125164359

Non si può pensare a un rapporto maturo e rafforzato tra cittadini e nuove tecnologie in assenza di garanzie sulla sicurezza. Teoria valida in generale, ma a maggior ragione quando si parla di pagamenti digitali. A sostenerlo durante la sua lezione alla Crif Academy dal titolo “Fight ‘phigital’ fraud, best practice antifrode nei canali fisici e digitali”, è Maurizio Pimpinella (nella foto), presidente dell’Associazione italiana istituti di pagamento e di moneta elettronica. All’incontro, organizzato alla sede Crif di Bologna, hanno partecipato esperti del mondo bancario e finanziario, con rappresentanti, tra gli altri, di Bmw Bank, Credem, Ald Automotive, Banca Widiba, Compass e Ge Capital.

“Nell’ambito dei Digital Payment, i confini un tempo tracciati non esistono più – sostiene Pimpinella – Il cellulare ad esempio, nato come strumento di comunicazione, rappresenta oggi la prima interfaccia disponibile per la gestione delle nostre finanze e dei nostri pagamenti. Certamente, per raggiungere una sempre maggiore sicurezza in materia, abbiamo bisogno di due elementi: tecnologia, da intendersi come specifici meccanismi di criptaggio e strong authentication per rendere ogni transazione risk-free, ed educazione, cultura. Sul primo aspetto procediamo a passo spedito, maggiori sforzi invece vanno fatti per diffondere la cultura dei digital payment. Sono i veri pilastri di un’Italia competitiva”.

“Un utilizzo consapevole significa un utilizzo più sicuro – sottolinea Pimpinella – Le aziende sono pienamente coinvolte: secondo una ricerca Forrester, per il 41% delle imprese italiane il rischio di frode è in aumento. Ben il 55% segnala un’incidenza delle frodi direttamente sulle vendite, mentre l’82% degli amministratori dichiara che ottimizzare le esperienze digitali è una priorità assoluta. Sono inefficaci per il 77% delle aziende i propri servizi digitali verso il cliente. Il 92% delle imprese risulta vulnerabile a frodi e non gestisce neppure l’eventualità. La risposta consiste nel binomio tecnologia e cultura, da cui si ottiene sicurezza”.

“Le due tematiche, tuttavia, non sono così distinte – argomenta Pimpinella – risultando a volte sovrapponibili: sto pensando alla Blockchain. Rappresenta potenzialmente la più grande rivoluzione tecnologica della nostra epoca. La vera domanda è: saranno disposti gli utenti finali ad utilizzare un sistema che non preveda più la centralità dell’istituto bancario come garante? Secondo il Fintech 2.0. Paper, ci si aspetta che per il 2022 l’utilizzo della Blockchain possa far contrarre i costi infrastrutturali delle transazioni interbancarie di 15-20 miliardi di dollari l’anno. Le banche badano, giustamente e soprattutto in questo clima, alla marginalità delle proprie iniziative: la Blockchain è sostenibile ed utile a produrre margini? E’ proprio di questi giorni la notizia della defezione di Santander e Goldman Sachs dal consorzio R3, sembra confermare questa linea. Il massimo che posso permettermi di vaticinare è che le banche continueranno a sondare il terreno della Blockchain fino ad ottenere certezze in merito alla sicurezza per l’utente finale”.

“Secondo i dati in possesso della Crif Academy, nel 2014, con riferimento alle carte emesse in Italia, è diminuito il valore delle transazioni non riconosciute (ovvero frodi) rispetto al totale dei pagamenti genuini mediante carta – dallo 0,0195% allo 0,0189%). Il valore delle frodi è aumentato del 5%, mentre il numero è salito del 20% con una riduzione del valore medio delle singole transazioni (da 177 € a 151€). Dal 2009 al 2014 il totale dei pagamenti genuini è costante aumentato a riprova di un maggior utilizzo degli strumenti di pagamento alternativi al contante. L’aumento nel periodo è stato pari al 35% in numero e 26% in valore. Con riferimento al 2015, si registra un ulteriore aumento per le frodi perpetrate sulle carte di credito (+51% rispetto al 2014) che rappresentano ormai l’11,4% del totale delle frodi creditizie. Un dato per molti versi sorprendente è quello relativo agli over 65, che pur sentendosi non adeguatamente informati (nel 47,5% dei casi) su come evitare i potenziali pericoli connessi all’utilizzo del web, ammettono di fare solamente il minimo indispensabile per proteggersi, fornendo così ai frodatori un facile accesso a informazioni che potrebbero essere utilizzate in maniera illecita”.

“Se è vero che il business dei digital payments è fatto di volumi, allora è altrettanto vero che la sicurezza va di pari passo con la diffusione della tecnologia e della consapevolezza – conclude Pimpinella – Dal lato della tecnologia sempre nuove realtà vengono sviluppate a favore delle aziende: sto pensando ad esempio allo Scipafi, la piattaforma messa a punto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, un utilissima banca dati da cui emergono i casi più frequenti di truffe, ormai obbligatoria per banche e assicurazioni. Quanto all’educazione dei cittadini, iniziative come lo Spid potrebbero, oltre che semplificare drasticamente la vita degli italiani, diffondere la cultura del digitale ovunque nel Paese. Non mi stancherò mai di ripete che dobbiamo tutti concorrere alla formazione culturale dell’Italia in materia digitale”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati