Cinquantatre miliardi di euro. Tanto vale l’economia digitale in Italia secondo la ricerca di EY e Iab Italia, in collaborazione con Elis e Oracle. Nel 2016 la crescita è stata del 7,2% mentre nel 2017 il digitale potrebbe superare il settore auto.
Dallo studio emerge che il mercato della comunicazione digitale, in una accezione allargata (servizi vari, dall’adserving alle misurazioni, alle piattaforme), arriva a triplicare il suo valore: 6,5 miliardi nel 2015 contro i 2,15 misurati come raccolta advertising online.
Il comparto Digital Advertising & Marketing ha registrato nel 2015 una crescita del +6% rispetto a quella dell’anno precedente, nel 2014 vs 2013 era stata dell’11%.
“Come emerge dalla ricerca EY/Iab, l’impatto del digitale sulla nostra economia ha raggiunto livelli significativi, arrivando a rappresentare il 3,3% del Pil con un valore pari a 53 miliardi di euro – spiega Andrea Paliani, Mediterranean Advisory Services Leader di EY – I ricavi delle aziende digitali sono cresciuti del 6% tra il 2014 ed il 2015 e, secondo le previsioni, continueranno con un trend positivo. E’ quindi fondamentale investire nella digitalizzazione delle nostre imprese e nella formazione di competenze adeguate, flessibili così come nella creazione e nel rafforzamento delle infrastrutture. In questa direzione va il Piano Industria 4.0 del Ministro Calenda, che stanzia 13,7 miliardi di risorse pubbliche per incentivare gli investimenti, sviluppare le tecnologie e favorire la formazione digitale, attraverso un maggior raccordo tra Università e Centri di ricerca e mondo delle imprese, la creazione di centri di competenza e poli di innovazione digitale. Bisogna incentivare l’iscrizione alle facoltà Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), dove l’Italia conta solo il 14% dei laureati dai 20 a 29 anni, contro una media Ue del 18%. Dal canto loro, le aziende devono ripensare radicalmente i processi aziendali in ottica digitale, facendo leva sulle opportunità offerte dalla tecnologia (Big Data, Machine Learning, Internet delle Cose), e aprirsi ad un mix nuovo di competenze che colleghino saperi differenti (business, statistica, IT, psicologia, comunicazione,)”.
Per quanto riguarda la componente territoriale, si osserva una concentrazione in Lombardia e nelle provincie di Roma e Torino dove si raggruppa larga parte delle aziende digitali di tutti i settori presi in esame; si tratta di veri e propri cluster in cui sono presenti le condizioni necessarie per lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie e per la digitalizzazione.
Dalla survey, che ha raccolto in particolare l’opinione degli operatori della comunicazione e del marketing, emerge come, per le aziende prese in esame, il fattore chiave per continuare a competere sia l’innovazione (43%), ovvero la capacità non solo di essere al passo coi tempi e con le novità, ma anche di saper anticipare le tendenze. La seconda istanza che emerge è il bisogno di sistemi di misurazione sempre più sofisticati (41%), che aiutino le aziende a massimizzare l’efficacia e l’efficienza dei loro investimenti digitali.
Le attività di comunicazione digitale considerate al momento più dinamiche sono: il programmatic advertising (argomento top per il 51% degli intervistati), mobile (44%), social (37%) e big data (31%).
Le competenze più ricercate in caso di nuove assunzioni in ambito comunicazione seguono i trend delineati: capacità di gestione dei Big Data (43%) e di analisi di efficacia delle campagne online (34%), esperienza sui social network (31%), competenze specifiche in programmatic advertising (27%) e Seo/Sem (27%). La tendenza che ne emerge, è dunque quella di portare all’interno della realtà aziendale la gestione diretta ed il controllo di una serie di attività digitali che sono in forte crescita e vengono considerate sempre più strategiche dagli investitori pubblicitari.
Le figure professionali più ricercate dal mercato sono infatti quelle che sanno conciliare competenze diverse: da un lato le capacità tecniche, utili per l’utilizzo delle nuove piattaforme e la valorizzazione dei dati attraverso algoritmi, dall’altro la capacità di lettura e interpretazione di dati stessi, oltre ad abilità commerciali, per intercettare le nuove opportunità di business che il mercato offre e tracciare traiettorie di innovazione e di crescita.
“Per la prima volta abbiamo deciso di capire quanto vale il settore del Digitale – sottolinea Carlo Noseda, presidente di Iab Italia – I risultati sono notevoli e ci indicano come ormai sia superato sottolineare la differenza tra ciò che è digitale e ciò che non lo è. Dobbiamo superare questa barriere e vedere il comparto nel suo complesso. Siamo una Industry giovane e sempre capace di rinnovarsi e la chiave del successo è sicuramente la creatività. Siamo particolarmente orgogliosi di come proprio questo aspetto, eccellenza Made in Italy per definizione, ci permetta di occupare una collocazione importante. Ci troviamo infatti tra il settore del Lusso e dell’Automotive e cresciamo a un ritmo superiore rispetto agli altri”.