Servizi di segreteria telefonica non richiesti, per Vodafone e H3G arriva lo stop dell’authority guidata da Marcello Cardani. L’Agcom ha approvato due provvedimenti nei confronti degli operatori H3G e Vodafone Italia con i quali si ordina la cessazione di condotte lesive dei diritti degli utenti con riferimento all’addebito per connessioni involontarie al servizio di segreteria telefonica.
Nello specifico l’Agcom – relatore Antonio Martusciello – ha ordinato ai due operatori di comunicare entro 30 giorni le misure tecniche che intendono adottare per impedire che gli utenti possano connettersi alla segreteria telefonica in maniera involontaria (ad es. sfiorando il relativo simbolo sullo schermo dello smartphone) e, al contempo, di rimborsare gli utenti interessati da tali addebiti.
Nel corso dell’istruttoria – aperta a seguito della segnalazione di un utente che lamentava continui addebiti provocati dallo sfioramento involontario del tasto della segreteria sul proprio iPhone – è stata rilevata l’effettiva sussistenza di criticità nel sistema di addebito delle connessioni alla segreteria utilizzato da H3G e Vodafone Italia.
L’Autorità ha pertanto avviato due procedimenti nel corso dei quali entrambi gli operatori hanno posto in essere alcuni accorgimenti al fine di ovviare al rischio di connessioni indesiderate al servizio di segreteria telefonica. Tali misure non sono però state ritenute dall’Autorità sufficienti a garantire il rispetto dei diritti dei clienti.
Di qui la decisione di ordinare ai due operatori di adottare soluzioni tecniche atte ad impedire che i propri utenti possano incorrere nella consultazione involontaria del servizio di segreteria telefonica con i relativi addebiti (pari ad euro 0,20 per ogni contatto nel caso di H3G e 1,50 euro al giorno in caso di utilizzo per gli utenti di Vodafone), con l’obbligo, al contempo, di rimborsare i propri clienti per i corrispettivi già pagati.
Intanto Wind finisce nel mirino del Garante Privacy. Secondo l’Autorità 5 milioni di clienti della Wind hanno ricevuto un sms sul proprio cellulare che aveva come mittente proprio la loro società telefonica. Ma questi sms non dovevano partire – scrive adesso il Garante della Privacy – perché Wind non aveva il permesso dei clienti all’invio e perché, in alcuni casi, queste persone avevano addirittura negato il via libera a riceverli.
Gli smsnon contenevano offerte commerciali. La società telefonica li ha spediti proprio per ottenere il consenso all’invio, in futuro, di proposte tariffarie o commerciali.
Il Garante ha stabilito che nessun cliente di Wind potrà ricevere messaggi sullo smartphone (o anche via e-mail) se ha negato il via libera e quando non lo ha concesso; Wind dovrà aggiornare le proprie banche dati “ogni 15 giorni” in modo da avere sempre chiaro il quadro dei clienti che permettono le offerte promozionali.
Il Garante accerterà, con un nuovo provvedimento, le eventuali “violazioni amministrative”. Wind invece avrà 60 giorni di tempo per comunicare le sue azioni dopo la diffida che ha ricevuto; e 30 giorni per ricorrere ai giudici del Tar.