SOCIAL

Notizie-bufala, Facebook nella bufera: è l’inizio della fine?

Il fenomeno dei fake mette a rischio l’attendibilità del social network minacciando una disaffezione di massa, secondo gli analisti. E l’azienda si rende più vulnerabile all’attacco di eventuali competitor. Riflettori puntati su intelligenza artificiale e algoritmi in grado di verificare la veridicità dei post pubblicati

Pubblicato il 09 Dic 2016

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Le fake news uccideranno Facebook? La più grande piattaforma social del mondo, ormai a quota 1,6 miliardi di utenti e capace di produrre profitti a ritmi che gli altri network sociali neanche sognano, potrebbe crollare come un colosso dai piedi d’argilla sotto i colpi dello scandalo “bufale”? Per il Newsweek è un rischio più che mai concreto: “Immaginate di andare su Facebook e non trovare più post di politica, solo gli aggiornamenti degli amici, pura e semplice vita privata”. Ci basterebbe?

Ma il processo è innescato, non si può fermare. L’elezione a sopresa di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha fatto riflettere più a fondo sul peso della diffusione virale di notizie che dietro il manto della verità giornalistica celano informazioni a dir poco tendenziose se non del tutto false. All’indomani del voto americano, il sito di Mark Zuckerberg è stato il primo a finire sul banco degli imputati per aver influenzato in modo decisivo l’opinione pubblica anche grazie allo spazio e alla diffusione dati alle notizie “bufala”. Zuckerberg ha ovviamente negato qualunque responsabilità ma ai quartieri generali della società di Menlo Park i top manager cominciano a farsi parecchie domande.

Facebook è diventato una vasca infetta di politica inquinata”, scrive il Newsweek. “E’ come una festa che prima era divertente ma poi tutti si ubriacano e diventano molesti e te ne vuoi solo andare”. E ancora: “C’è un foro nello pneumatico di questa invidiabile macchina”: nessun altro social può eguagliare Facebook oggi e nessuno lo batterà “copiandolo”, ma c’è un serio pericolo che gli utenti si stufino della “melma” politica che gira su Facebook e battano in ritirata attratti da qualcosa di diverso e ritemprante come una boccata d’aria fresca. “Abbiamo paura che questa storia delle fake news danneggi seriamente il brand”, ha detto un insider di Facebook al Newsweek.

Fino a due anni fa Facebook era praticamente privo di post e notizie politiche, un puro social network, dove condividere messaggi e foto con parenti e amici. E già così il sito di Zuckberg ha attratto un miliardo di iscritti. Poi, la trasformazione: gli accordi con gli editori e la virata verso il mondo dei media. La bacheca si è riempita di articoli e Facebook “ci incoraggia, pur se non apertamente, a postare news e a mettere Mi Piace a quelle che ci vengono proposte dagli amici”, sottolinea il Newsweek. L’obiettivo dell’azienda è ovviamente tenere i suoi utenti sul sito il più a lungo possibile e aumentare l’engagement per vendere più pubblicità e più “targetizzata”, ma siccome l’utente medio su Facebook guarda i titoli, legge al massimo qualche riga e mette Mi Piace o condivide, il rischio con le notizie politiche (e non solo) è di far diventare virali delle informazioni che non sono affatto informazioni con conseguenze anche gravi .

Più news più click più ads, l’equazione è semplice e, scrive il Newsweek, è chiaro che Facebook ha finito con l’incentivare le notizie cosiddette clickbait, ovvero cattura-click, e quali sono queste notizie? Quelle polemiche, aggressive, scandalistiche, che suscitano insomma reazioni e polemiche e infiammano gli animi o addirittura seminano odio, spiega l’esperto di learning environments Mike Caulfield: “Gli inserzionisti se ne sono accorti e hanno capito che dovevano alzare la posta creando siti di notizie false e alimentando le teorie del complotto perché sono quelle che attraggono e moltiplicano i click”. “Gli utenti leggono un titolo accattivante e condividono, senza farsi domande”, dice il professor Paul Mihailidis dell’Emerson College, esperto di linguaggi dei media.

In questo processo, che è in parte sfuggito di mano a Facebook, il social network è carnefice o vittima? “Un po’ tutti e due”, secondo il Newsweek, “e il risultato è che ora la nostra bacheca è un pullulare di notizie estremiste che vengono condivise e amplificate anche se sono assurde”. Ed ecco il dilemma di fronte al quale si trova oggi l’azienda americana: bandire i post politici è impossibile, Facebook perderebbe la sua novella veste di sito di informazione e un sacco di soldi, perché la valanga di news che ora circola su Facebook ne potenzia la capacità di generare profitti, ma come fermare il dilagare delle “bufale”?

Zuckerberg ha detto che sta migliorando il suo software per scovare ed eliminare le fake news, ma certo è molto complicato definire che cosa è vero e che cosa è falso e trovare il sistema, che sia affidato ad algoritmi o a redattori in carne ed ossa, per operare la scrematura. Tuttavia la gallina dalle uova d’oro potrebbe trasformarsi in un’indigestione di pillole di ossicodone, l’oppioide che ci fa volare in alto nella più piena euforia finché, esaurito l’effetto, ci ritroviamo in un fosso con (nel migliore dei casi) un tatuaggio che non sappiamo come ci siamo procurati.

E allora il social network di Facebook “terrà” finché non si farà avanti un competitor che il dilemma lo ha già risolto o superato, conclude il Newsweek, e che magari usa in modo molto fruttuoso innovazioni come intelligenza artificiale e realtà aumentata. E’ il momento della verità per Zuckerberg: tutte le superpotenze del mondo digitale, apperentemente invincibili, incontrano prima o poi la loro Waterloo, ammonisce la testata americana, e accadrà anche ad Apple, Amazon, Google e, sì, a Facebook. Resta da vedere se per il social network saranno le fake news a vestire i panni del Duca di Wellington e del fedelmaresciallo von Blucher che spedirono Napoleone a Sant’Elena.

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