Resta Telco l'azionista di maggioranza di Telecom Italia con il
22,402% del capitale, seguita da Findim (4,989%), Brandes (4,015%),
Blackrock (2,887%), Alliance Bernstein (2,065%) e Bnp Paribas
(2,531%). Questa la mappa delle quote presentata in Assemblea dal
presidente uscente Gabriele Galateri di Genola. L'Assemblea,
che ha dato l'ok al bilancio 2010, ha anche deliberato la nuova
lista dei consiglieri del board. Dodici quelli in capo a Telco su
15 complessivi. Gli altri tre consiglieri vanno alla lista
presentata da Assogestioni. Mentre non ha ottenuto rappresentanti
in Cda la lista presentata dalla Findim di Marco Fossati, che
insieme con Asati, l'associazione dei piccoli azionisti, ha
votato contro l'approvazione del bilancio.
Per i fondi entrano Luigi Zingales, Ferdinando Beccalli Falco e
Francesco Profumo. I 12 consiglieri di Telco sono :I consiglieri
eletti da Telco sono Cesar Alierta, Tarak Ben Ammar, Franco
Bernabe', Elio Catania, Jean-Paul Fitoussi, Gabriele Galateri
di Genola, Julio Linares, Gaetano Micciche', Aldo Minucci,
Renato Pagliaro, Marco Patuano e Mauro Sentinelli.
Appuntamento decisivo quello di domani: il Cda si ruinirà per
decidere sulle nuove nomine e in particolare sulla distribuzione
dei poteri fra l'attuale Ad Franco Bernabè, designato alla
presidenza esecutiva, e Marco Patuano che assumerà l'incarico
di amministratore delegato.
L'Assemblea odierna è stata anche un'occasione per fare il
punto sull'ultimo triennio e delineare le strategie future.
"Non intendiamo rinunciare al nostro ruolo centrale nelle
infrastrutture di rete". Franco Bernabè
ribadisce l’importanza dell’asset infrastrutturale e pur non
escludendo iniziative di collaborazione con altri soggetti,
sottolineando che “i lavori del Tavolo Romani sono proseguiti in
maniera proficua”, puntualizza che “laddove interveniamo
direttamente, intendiamo mantenere la gestione operativa delle
attività per garantire l'unitarietà dell'architettura,
l'economicità dell'investimento e la qualità del servizio
offerto”.
In merito al futuro dell’azienda, Bernabè dice che “è il
momento di voltare pagina, di lasciare alle spalle una fase
patologica e di occuparci di Telecom". “Nei tre anni passati
abbiamo sistemato una serie di questioni, siamo arrivati al punto
di svolta, al momento decisivo di restituire al paese una Telecom
più forte e guardare con convinzione al futuro del gruppo".
Orgoglio e passione le parole d'ordine indicate dal manager in
qualità di “guida”. "Orgoglio perché dobbiamo essere i
migliori del nostro settore, passione perché dobbiamo dare un
nuovo impulso all'attività commerciale e trasformare i clienti
in fan e sostenitori di Telecom”. “Dobbiamo lavorare ancora per
migliorare le nostre performance commerciali dei servizi di
telefonia mobile penalizzate, nel passato, da un posizionamento di
prezzo non sufficientemente competitivo e anche dalle problematiche
organizzative e manageriali conseguenti alla fusione Tim/Telecom
Italia e dai riflessi negativi di vicende giudiziarie eredità di
precedenti gestioni”.
Telecom punta a "ridurre il debito a 25 miliardi di euro nel
2013 dagli attuali 31,5 miliardi di euro", ha chiuso
Bernabè.
Secondo il presidente uscente Gabriele Galateri di
Genola “le prospettive sono ben diverse e assai migliori
di tre anni fa: la parte più faticosa della salita è alle spalle,
ed anche se il processo non è ancora pienamente compiuto il passo
dello sviluppo può accelerare". “La Telecom del prossimo
triennio è un'azienda più sana ed equilibrata e i risultati
conseguiti nell'ultimo triennio non sarebbero stati possibili
se il management non fosse stato sostenuto da una governance
stabile, forte ed efficace”. Il progetto Greenfield,
l'analisi interna commissionata a Deloitte, e l’impegno del
Cda per fare fronte alle criticità e risolverle laddove possibile
con azioni per recuperare i danni, hanno sortito i loro frutti.
A tal proposito Bernabè aggiunge che “non si escludono altre
misure a tutela dell'interesse della società considerato che
sono già state poste in essere azioni mirate per contrastare gli
effetti economici negativi, legati ad attività illecite ai danni
dell’azienda”. La scelta di affidare a Deloitte la redazione di
un rapporto sulle aree critiche della società ha avuto
l’obiettivo di "migliorare e rafforzare il sistema di
controllo interno evidenziando gli illeciti”. “Sparkle, la
vicenda security, le sim false sono pagine imbarazzanti del nostro
passato rispetto alle quali 'abbiamo fatto tutto quello che
doveva essere fatto”. In particolare Bernabè chiede che
“Pirelli restituisca a Telecom Italia le spese sostenute
nell'interesse "esclusivo" del gruppo della Bicocca.
Abbiamo chiesto ai reali beneficiari di alcune operazioni
impropriamente fatturare a Telecom Italia, che alla società siano
refuse le spese da essa sostenute, ma per attività non a essa
riferibili: è questo il caso di alcune attività che è risultato
essere state svolte nell'interesse esclusivo di Pirelli”.
"Il progetto Greenfield non basta, servono ulteriori
approfondimenti, in particolare sulla vicenda Sparkle", è il
parere del consigliere indipendente di Telecom Luigi
Zingales, che ha votato contro la decisione del cda di non
portare in assemblea la richiesta di un'azione di
responsabilità nei confronti della passata gestione. "Auspico
che il cda affidi ai consiglieri indipendenti il compito di
incaricare professionisti di loro fiducia per una completa
'review''" sottolinea Zingales secondo il quale le
informazioni sul caso sono carenti.
In merito al “caso” Luca Luciani, il manager
candidato alla poltrona di direttore generale, il Cda ha stabilito,
in risposta alla Consob, che “non vi è necessità di
provvedimenti urgenti e sommari" nei confronti del manager
dopo le indiscrezioni sull'avvio delle indagini da parte della
magistratura, poiché non vi è il pericolo di reiterazione di
fatti analoghi”. “Il procedimento è a uno stato embrionale e
la società dovrà prima acquisire le carte processuali per
verificare se sono emersi fatti ulteriori”. E per quanto riguarda
l’ex Ad Riccardo Ruggiero “vi sarà
un'attenta disamina di carte quando saranno accessibili”,
anche perché "un'eventuale azione di responsabilità
scadrà nel 2012".
L’Asati, l’associazione che rappresenta i
piccoli azionisti presieduta da Franco Lombardi
“auspica il superamento di Telco (la holding che controlla il
22,5% del capitale) e l'avvio di un nuovo percorso di public
company, forte di 500mila azionisti privati, dipendenti, di fondi
pensione, investitori istituzionali italiani ed esteri”. I
piccoli azionisti propongono l’avvio di nuova politica di
espansione all'estero compatibile con la situazione debitoria
puntando soprattutto alle opportunità del Nord Africa, ma anche al
Medio-Oriente e ad alcuni Paesi dell'Asia, quali Indonesia,
Filippine, Vietnam.
Da parte sua la Findim di Marco
Fossati, titolare del 5% circa di Telecom Italia, ha
deciso di votare contro il bilancio 2010: "Il bilancio – è
la motivazione – è carente delle informazioni obbligatorie,
previste dal codice civile e dai criteri contabili internazionali,
per consentire a soci e terzi l'esatta comprensione della
relazione di controllo tra Telco e Telecom Italia”. Findim
sostiene la presenza di un controllo di fatto di Telco su Telecom.
Contro al bilancio, approvato dall'89% del capitale presente
alla votazione (pari a più del 50%) ha votato anche Asati.
Ma Galateri sulla questione risponde che "le decisioni portate
in cda e prese dal cda non hanno mai risentito di interventi,
pressioni, coordinamento o direzione da parte di qualcun
altro". "L'assemblea attuale conferma che non esiste
alcun controllo di fatto di Telco su Telecom", visto che
questa mattina era presente il 49% circa del capitale e Telco
possiede il 22,5%.
"Mi spiace personalmente per Findim – ha commentato al termine
dell'assemblea Franco Bernabè, riconfermato con la lista di
Telco e designato a prendere il ruolo di presidente esecutivo – che
ha presentato una lista di qualità, con persone meritevoli di
entrare in cda ma il meccanismo statutario ha impedito che avessero
un rappresentante, questo è il dato di fatto".