STRATEGIE

Hpe, pronto a partire lo spin-merger sui servizi di consulenza

Il numero uno della filiale italiana Stefano Venturi, commentando la ricetta Whitman e l’operazione di fusione con Csc: “Abbiamo superato un conflitto d’interessi. Così l’azienda torna alle origini, costruendo valore sulla reale innovazione”

Pubblicato il 14 Dic 2016

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È tutto pronto perché il cosiddetto spin-merger tra Hewlett Packard Enterprise Services e CSC, annunciato lo scorso maggio, diventi effettivo. Da aprile 2017 la nuova entità sarà a tutti gli effetti una realtà a se stante, ma di fatto la divisione di HPE specializzata nella consulenza e nei servizi IT ha già maturato la propria autonomia. Anche in Italia, dove ci sono già in vista i primi contratti. Tutti rigorosamente contraddistinti dalla formula NDA (Non Disclosure Agreement).

Il nuovo colosso è stato ideato con un’operazione da otto miliardi di dollari e ha l’obiettivo di sviluppare un fatturato annuale di 26 miliardi attraverso un parco clienti di circa cinquemila imprese in 70 paesi. “A livello globale il gruppo sarà secondo solo ad Accenture, con cui tra l’altro si sono già cominciati a sviluppare progetti congiunti per partecipare ad alcune gare (anche qui non ci sono ulteriori dettagli, ndr)”, ha spiegato Stefano Venturi, Corporate VP e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise in Italia. Venturi ha incontrato la stampa di settore ieri pomeriggio a Milano in occasione di una conferenza organizzata per l’appunto per mettere a fuoco il ruolo della sua azienda nello scenario nato dopo quest’ennesima trasformazione di HPE.

“I vari spin off non sono serviti a gettare la zavorra in un momento di crisi: sono stati dettati dalla strategia di Meg Whitman, che ha puntato a risanare le varie business unit dando valore agli azionisti senza cedere al panico dei mercati”, ha ribadito Venturi, ricordando che la rivoluzione tecnologica iniziata negli anni ’90 e la diffusione del World Wide Web hanno impresso un’accelerazione incredibile al mondo dell’ICT provocando un fenomeno di disintermediazione tra gli attori e allargando l’orizzonte delle attività di Hewlett Packard. “Ora tre forze, IoT, Big data e Cloud, inteso come disponibilità non più scarsa di enormi potenze elaborative, stanno riproponendo uno scenario simile, ma caratterizzato da balzi evolutivi ancora più ripidi. In questo contesto HPE sta tornando alle proprie origini, puntando cioè su soluzioni e tecnologie realmente innovative, che creino valore cambiando il modo in cui si fanno le cose in un contesto in cui il computing sarà sempre di più una commodity. È tutto estremamente fluido, e per abbattere la complessità servono risorse aperte e piattaforme multivendor. È questa la visione su cui stiamo lavorando”.

La focalizzazione sulla consulenza va in questa direzione, e costituisce uno dei fiori all’occhiello della ricetta Whitman. “Nell’ultima comunicazione dei risultati al mercato abbiamo registrato un incremento del 10,6% di operating profit, una delle performance più rilevanti nel mondo dei servizi. E pensare che all’inizio si trattava di attività in perdita”.

Nell’azienda che si verrà a formare, precisa Venturi, due terzi delle risorse sono riconducibili alla componente HPE: se a livello mondiale sono circa 150 mila persone, in Italia – che rappresenta una delle country di riferimento per questa proposizione – si parla di qualche migliaio di collaboratori pronti al trasloco. La domanda è inevitabile: la nuova scissione non avrà ripercussioni sulla solidità della corporation? “In prospettiva, il business crescerà ulteriormente, visto che in passato il nostro doppio ruolo di vendor e consulente veniva visto dall’esterno come un limite, un conflitto di interessi. Oggi rafforziamo il messaggio che le piattaforme innovative nascono per dare la libertà di lavorare con tutti: altrimenti si rischia di essere relegati in nicchie di mercato La borsa ci sta dando ragione. Anche perché, in qualità di public company vera, senza cioè un’azionista di riferimento, HPE intende fare prima di tutto gli interessi dei suoi shareholder. L’operazione con CSC ha portato solo 1,5 miliardi di dollari nella cassa del gruppo, mentre il 50% è stato ripartito tra gli azionisti”.

La nuova società poggerà naturalmente anche sull’ultima generazione dell’offerta HPE in ambito Data center & Hybrid Cloud (puntando sulla tecnologia flash e facendo leva sulla community globale di service provider Cloud28+), IoT e soluzioni componibili, a partire da Synergy e The machine. Attualmente allo stato prototipale, The machine è stata presentata al recente HPE Discover di Londra e ha l’ambizione di rivoluzionare il concetto di potenza di calcolo e gli attuali modelli architetturali attraverso il memory-driven computing.

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