Zte ritorna in Italia, alla grande. Il fornitore cinese di apparati di telecomunicazione si è aggiudicato, abbastanza a sorpresa, la gara per il consolidamento delle due reti mobili di Wind e di 3 in vista della realizzazione di quella che sarà la futura rete unica che supporterà i servizi della società che nascerà dalla fusione dei due operatori.
Si tratta di una super-commessa del valore complessivo – non reso ufficialmente noto – che può agevolmente stimarsi fra gli 800 milioni e il miliardo di euro. Lo swap fra le due reti riguarda oltre 25.000 siti di cui circa un 40% andrà dismesso, decine di migliaia di base station su cui intervenire, un upgrade delle due reti alle tecnologie del 4G in vista della realizzazione dell’unica rete di accesso per l’insieme dei clienti Wind-3. Un’operazione molto complessa, oltre che finanziariamente impegnativa, che richiederà almeno due se non tre anni per essere portata a compimento.
Al termine dello swap, quello che sarà il più grande operatore di telecomunicazioni mobile italiano (superiore per clienti anche a Tim e a Vodafone) avrà l’intera rete realizzata da un solo fornitore. Una situazione inedita nel panorama delle telecomunicazioni italiane. Col solo precedente, più in piccolo, della rete di 3 che era stata data in “outsourcing” ad Ericsson.
Finora, infatti, gli operatori hanno preferito relazionarsi con un ventaglio più ampio di fornitori per avere maggiori margini di flessibilità su prezzi e qualità delle realizzazioni. La rete attuale di Wind, ad esempio, è stata realizzata con l’apporto di tre fornitori: Huawei, Nokia ed Ericsson.
E sono proprio questi ultimi i principali sconfitti dalla sorprendente vittoria di Zte, visto che finora hanno gestito la rete di 3. Si è trattato quasi di un coup de thêatre se si pensa che Zte era praticamente scomparsa dall’Italia, lasciandovi solo una piccola rappresentanza simbolica dopo aver visto frustrati i suoi tentativi di entrare nel nostro Paese come fornitore di apparati di telecomunicazione, oltre che di device mobili consumer. Una sorte ben diversa da quella dei “cugini” di Huawei che invece hanno sfondato, conoscendo il successo su entrambi i fronti, anche in Italia. Adesso, di fornitori cinesi significativi ora in Italia ne abbiamo due.
Al punto che c’è chi reputa che la vittoria di Zte sia stata favorita dal pressing della cinese CK Hutchison Holdings, azionista al 50% (il resto è dei russi di VimpelCom) della società nata dalla fusione di Wind e 3. Inutile, ovviamente, cercare conferme in tal senso.
A Zte mancano ancora in Italia le risorse professionali e le strutture organizzative per far fronte a una commessa così consistente e ai tempi rapidi di implementazione richiesti. Ovvio che dovrà correre ai ripari per radicarsi adeguatamente. A quanto ci risulta, potrebbe presto annunciare un paino di assunzioni particolarmente consistente.in una logica di “investimenti consistenti e durevoli”. Come è altrettanto ovvio che se le tecnologie di rete avranno il marchio di Zte, un ruolo importante nella realizzazione dell’infrastruttura potrebbe spettare a Sirti, anche se nulla è stato ancora formalizzato in tal senso.
L’ingresso di Zte sembra inevitabilmente destinato a creare nuovi scossoni nel già turbolento mercato dei fornitori di apparati di telecomunicazione. In primis in Ericsson, che sinora ha gestito la rete di Zte oltre ad avere un piede anche in Wind. Ma gli effetti potrebbero farsi sentire anche In Nokia e Huawei. Lo scombussolamento delle carte è notevole anche perché tutti (tranne Huawei) sono alle prese con difficili problemi di ristrutturazione, di ridimensionamento del personale, di contenimento dei costi. L’ingresso di Zte non può che aumentarli.
Un quarto grande concorrente sul mercato non potrà infatti che accrescere una competizione già serrata, rendendo la torta individuale più piccola e aprendo la strada a ulteriori rimescolamenti di carte nelle quote di mercato e nel rispettivo peso in Italia. Di sicuro, non farà piacere nemmeno a Huawei trovarsi in Italia un competitor anch’esso cinese. Anche se gli investimenti nell’ultrabroadband fisso e mobile fanno vedere dopo anni un mercato della domanda meno compresso degli ultimi anni.
Oltre a Zte, certamente sorrideranno i subfornitori impegnati nella realizzazione della nuova rete Wind-3. Da fare c’è tanto, anche perché in contemporanea sono partiti i lavori per la banda ultralarga degli operatori di rete fissa a partire da Tim, mentre a breve si attende l’avvio dei bandi di gara di Infratel. Al punto che rischia di esserci un ingorgo di domanda di reti. Ci sono in Italia risorse tecniche e professionali qualitativamente e numericamente adeguate dopo le ristrutturazioni che hanno colpito il comparto negli anni passati? La domanda è meno peregrina di quanto possa sembrare a prima vista.