L’e-commerce in Italia stenta a decollare, sebbene in molti paesi europei comprare e vendere prodotti online sia una consuetudine consolidata. È quanto emerge dal Rapporto E-commerce 2016 prodotto da BEM Research che ha analizzato il mercato del commercio via web: in Italia il giro d’affari è di 21 miliardi di euro, pari ad appena il 3,6% di tutta Europa. I prodotti e servizi acquistati dalle famiglie italiane attraverso il web si concentrano per il 18% su viaggi e trasporti, seguiti da abbigliamento (16%) e prodotti tecnologici (14%).
La scarsa attitudine dei consumatori italiani all’uso del web per i propri acquisti ha effetti negativi anche sulle imprese del Paese. Nel 2015, emerge dal Rapporto, appena il 7% di tutte le società italiane non finanziarie ha avuto ordinativi via web, contro la media dell’Area euro che è salda al 17%.
“Per favorire la diffusione del commercio online – spiega Mariachiara Marsella, Web marketing manager di BEM Research – in Italia dovrebbe essere istituita la figura del ‘certificatore dei rivenditori via Internet’. Il suo lavoro – aggiunge Marsella – dovrebbe affiancarsi a una campagna di formazione su larga scala, oltre all’accesso a carte di credito che possano permettere di muoversi sul web in sicurezza”.
Per quanto riguarda le imprese, sottolinea Marsella, “bisogna incentivare la creazione di un portale Internet a controllo prevalentemente italiano per mettere in rete le aziende del Paese, con una particolare attenzione a quelle di minore dimensione che possono far fatica a presentarsi autonomamente al pubblico online”.
“Da una maggiore diffusione dell’e-commerce l’Italia avrebbe molteplici vantaggi – spiega Carlo Milani, ceo di BEM Research – Nel Report si evidenzia che dove l’e-commerce è diffuso le aziende sono più grandi, assumono e investono di più; i lavoratori sono più produttivi e guadagnano meglio. Tutto il sistema migliora: le famiglie abituate a trovare online prodotti e servizi con il miglior rapporto qualità/prezzo aumentano infatti il loro potere di acquisto e possono quindi consumare di più”, conclude Milani.