INNOVAZIONE

Saipem, ecco il sottomarino telecomandato 2.0

Completate con successo le prove in mare, gli Innovator 2.0 sono pronti a entrare in azione. Si tratta dell’ultima generazione di Rov (Remotely operated vehicle), progettati per operare in acque ultra profonde nel monitoraggio dei fondali o nella manutenzione di campi petroliferi

Pubblicato il 22 Dic 2016

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Le prove in mare sono terminate con successo, e ora gli Innovator 2.0, i nuovi Rov (Remotely Operated Vehicle) messi a punto da Saipem sono pronti per entrare in azione. Questo genere di sottomarini pilotati da una postazione remota sono progettati per poter operare in acque ultra profonde, e vengono utilizzati per la costruzione e la manutenzione di campi petroliferi, anche ad altissima profondità, per missioni di monitoraggio del fondo marino o di raccolta dei dati necessari per la progettazione di campi petroliferi o di condotte sottomarine.

Il nuovo Heavy Work Class ROV Innovator 2.0, si legge in una nota di Saipem, è il risultato di tre anni di progettazione e test.Rappresenta un’eccellenza in termini di robotica sottomarina, beneficiando dell’esperienza di Saipem nella realizzazione di lavori subsea, delle costanti collaborazioni con i migliori centri di ricerca italiani ed europei, e della produzione di componenti da parte di aziende italiane specializzate, dando vita ad un polo d’eccellenza nella robotica sottomarina.

“Sin dal 1999, anno di produzione del primo Innovator (versione 1.0) realizzato da Saipem, la società si è impegnata nello sviluppare robot che facessero fronte alle nuove sfide tecnologiche facendo così diventare Sonsub, divisione specializzata nell’ingegneria e nello sviluppo di tecnologie remote sottomarine, un’eccellenza nel settore – prosegue la nota – Saipem ha in seguito consolidato la sua flotta di ROV diventando uno dei pochi operatori nel mercato offshore capace di progettare, realizzare e operare i propri robot sottomarini. Saipem ha impiegato questi robot nella quasi totalità dei suoi progetti subsea in condizioni operative estreme – dalle basse alle altissime profondità, ai mari più ostili con presenza di forti correnti e scarse visibilità – e li impiegherà anche in progetti futuri, data la tendenza del mercato dell’oil&gas a realizzare progetti subsea sempre più sfidanti sfruttando giacimenti in zone remote.

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