IL PARERE

Conservazione dati PA, l’Antitrust: “Non solo in house, aprire il mercato”

In un parere inviato ai Comuni, l’Autorità chiede il rispetto della concorrenza nel settore dell’archiviazione digitale senza affidarsi in automatico a società pubbliche

Pubblicato il 22 Dic 2016

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Aprire il mercato della conservazione dei dati nella PA anche ai soggetti privati. Con un parare inviato all’Anci, l’Antitrust accoglie il ricorso dello scorso luglio all’Autorità dalla Coalizione Anorc-Aifag dei Conservatori Accreditati che chiedeva di verificare la regolarità dell’assegnazione dei servizi di conservazione e archiviazione digitale nelle PA.

L’Antitrust richiama tutte le pubbliche amministrazioni al rispetto della disciplina della concorrenza e degli appalti nel settore della conservazione e archiviazione informatica senza affidarsi in automatico a società in-house.

“L’Autorità ritiene opportuno evidenziare che, sebbene rientri nelle facoltà di una pubblica amministrazione l’adempimento dei compiti ad essa attribuiti attraverso moduli organizzativi che non prevedano il ricorso al mercato esterno per procurarsi le prestazioni di cui necessita, la scelta di far fronte alle proprie esigenze attraverso lo strumento della collaborazione con altre amministrazioni non può rimettere in questione gli obiettivi principali delle norme comunitarie in materia di appalti pubblici, vale a dire la libera circolazione dei servizi e l’apertura alla concorrenza non falsata in tutti gli Stati membri”, spiega l’Autorità.

Soddisfazione è stata espressa dalla Coalizione Anorc-Aifag. “Si tratta di una pronuncia importante che ristabilisce quell’ordine essenziale nella concorrenza di questo settore di mercato laddove, sempre più spesso, si assiste all’applicazione di deroghe illegittime alle regole di trasparenza”.

Nello specifico, Coalizione Anorc-Aifag aveva richiamato l’attenzione sulla possibile irregolarità di condotta di alcuni soggetti partecipati da enti pubblici e poli archivistici regionali – con particolare attenzione a Sogei, braccio informatico del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e al Parer, Polo archivistico dell’Emilia Romagna – che “eludendo in alcuni casi la normativa sulle procedure aperte di selezione del contraente e fornendo servizi al di fuori dei limiti territoriali, in cui sarebbero tenuti a operare alla luce delle norme che li istituiscono, agivano ledendo i principi di concorrenza”.

“Il valore aggiunto di essere parte di una realtà associativa come Anorc – commenta Andrea Lisi, presidente di Anorc Professioni e Segretario Generale di Anorc – è quello di poter contare su una voce forte che possa garantire i diritti e farsi carico delle esigenze di aziende, professionisti ed esperti che operano con diversi ruoli nella Digitalizzazione e Conservazione digitale, nel rispetto della trasparenza e del libero mercato”.

“La decisione dell’Antitrust di inviare anche all’Anci un Parere in cui si richiede espressamente alle PA di rispettare scrupolosamente la disciplina comunitaria e nazionale in tema di appalti e libera concorrenza nel settore del digitale, costituisce un precedente fondamentale per tutte le piccole e medie imprese interessate a lavorare con le Pubbliche Amministrazioni”, aggiunge Fulvio Sarzana di S.Ippolito dello Studio Sarzana & Associati, il legale che ha seguito per conto dell’Anorc l’attività presso l’Antitrust.

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