“Non ci sono golden power da esercitare in questo settore, se mai si potrebbe usare nel campo delle telecomunicazioni ma non si tratta di questo caso”. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si esprime così su un possibile intervento del Governo nella vicenda Vivendi–Mediaset, escludendo l’esercizio dei “poteri speciali” a disposizione dell’esecutivo nei confronti delle società che svolgono attività o detengono asset di rilevanza strategica.
“L’attenzione del governo è vigile – spiega il premier nel corso della conferenza stampa di fine anno -. Siamo consapevoli dell’importanza di quel gruppo privato che opera in un settore particolamente rilevante”. Il Governo, aggiunge Gentiloni, “è vigile dal punto di vista politico, ma non vogliamo attivare strumenti da questo punto di vista, esistono autorità indipendenti che se lo riterranno potranno porsi questo problema”. Sotto questo punto di vista, c’è da segnalare la recente apertura da parte dell’Autorità garante per le comunicazioni di un’istruttoria sulla presenza azionaria di Vivendi in Telecom (24,68%) e Mediaset (28,8%). L’esecutivo “ha diritto e dovere di dire che è un settore molto importante e che il fatto che questo settore sia oggetto di una scalata non ci lascia indifferenti, è una valutazione politica”. Il parere del Governo “pesa quanto pesano le valutazioni politiche dei governo, che non è poco”.
Le dichiarazioni di Gentiloni seguono quelle del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, rilasciate in un’intervista a La Stampa. Il titolare del Mise, pur sostenendo che la scalata di Vivendi su Mediaset “rischia di paralizzare la governance di una azienda importante in un settore delicato”, ha sottolineato che il parere negativo espresso dal Governo “sui metodi” dell’operazione finanziaria della media company francese “non vuol dire che intendiamo stravolgere le regole del mercato o che ci sarà un intervento pubblico”.
E sull’interventismo francese in Italia è intervenuto anche il ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan, in occasione del forum del Sole 24 Ore. Il ministro ha in pratica smentito indiscrezioni di stampa relative a un ruolo forte di Cdp in Telecom per riportare il pallino ion mani nazionali: “Non mi risulta”, ha detto. In relazione all’eventuale interesse di Orange, Padoan ha spiegato: “Siamo in una fase in cui i movimenti di grandi e grandissime imprese si stanno accentuando e in alcuni casi vengono da Paesi in cui il ruolo dello Stato è molto proattivo. Credo che ci sia un interesse del Paese a che le imprese private siano solide e valide perché fanno sistema”.
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