La strada dell’asta delle frequenze per il dividendo digitale si
fa sempre più in salita. La blindatura da parte del governo del
decreto omnibus, sul quale le tv locali avevano puntato per
ottenere un raddoppio da 240 a 480 milioni degli indennizzi per
liberare la banda occupata, è stata accolta come una doccia
fredda.
Le ipotesi che circolano, secondo un articolo di Andrea Bassi su
Milano Finanza, parlano di uno slittamento breve, anche solo di un
paio di mesi rispetto al limite fissato al 30 settembre per lo
svolgimento della gara e il conseguente incasso.
I rappresentanti delle emittenti avrebbero anche protestato con il
ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, durante la riunione di ieri
del Cnid, il Comitato per l’Italia digitale. Il ministro avrebbe
risposto che a volere la blindatura del provvedimento sarebbe stato
direttamente il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano.
In realtà, poco propenso a concedere piu’ soldi alle tv locali
sarebbe anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Le
emittenti hanno anche presentato uno studio fatto a campione su 150
tv che dimostrerebbe come l’equo indennizzo non possa essere
inferiore al 20% dei proventi dell’asta.
Dall’altro lato Telecom, Vodafone e Wind che, molto probabilmente
insieme a PosteMobile, dovranno pagare i 2,4 miliardi per ottenere
i Mhz aggiuntivi hanno già fatto sapere di non essere disponibili
a impegnarsi in una partita cosi’ onerosa senza avere la certezza
di poter poi effettivamente disporre di quelle frequenze.
Anche per i Corecom e la conferenza Stato-Regioni spingono per
rimandare lo switch off. Sui problemi del passaggio al digitale
terrestre. In una nota il presidente del Consiglio regionale della
Puglia, Onofrio Introna, in qualità di referente per l'area
Comunicazione della Conferenza delle Assemblee legislative, di
concerto con i Corecom italiani e la Conferenza Stato Regioni,
chiede al governo "una pausa di riflessione".
La Conferenza denuncia il caos digitale terrestre: "Decoder,
assegnazione dei canali, frequenze che non bastano, comunicazione
con gli utenti, interferenze transfrontaliere, lievitazione dei
prezzi degli impiantisti. Bisogna dunque evitare che gli errori del
passato si ripetano". Le Regioni (Giunte e Consigli)
"dovrebbero farsi carico della richiesta di programmare il
processo nelle regioni ancora legate all'analogico e di avviare
le relative procedure solo quando sara' chiarito l'intero
scenario dei problemi e trovate le relative soluzioni".
Secondo un sondaggio Adoc in 5 regioni già transitate al digitale
terrestre (Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino) il 43% non
vede del tutto alcuni canali, sia Rai che Mediaset, uno su due
(53%) lamenta la cattiva ricezione di uno o più canali e spesso
non riesce a vedere un programma fino al termine.