Tempi duri per i lavoratori della web economy in Russia. Dopo l’entrata in vigore dell’Iva al 18% per le multinazionali straniere, alcuni conducenti di Uber hanno deciso di smettere di lavorare. Stando a quanto riportato nei giorni scorsi da Bloomberg, la californiana Uber ha chiesto ai suoi guidatori russi di anticipare il pagamento dell’imposta, che poi avrebbe provveduto a rimborsare, ma tra i lavoratori, finora obbligati a pagare solo una tassa unificata annuale collegata al fatturato, qualcuno avrebbe scelto di interrompere l’attività.
Approvata nel luglio 2016, la legge russa entrata in vigore a gennaio introduce l’Iva al 18% per l’erogazione di prodotti e servizi elettronici da parte delle compagnie hi-tech internazionali. L’imposta riguarda società quali Apple, Google, Microsoft e Netflix.
Uber ha negato che un numero significativo di conducenti abbia deciso di interrompere la collaborazione. La perdita di guidatori potrebbe tuttavia essere negativa per la compagnia di San Francisco, che fatica a tenere il passo della società locale Yandex Taxi, leader del mercato, di proprietà del motore di ricerca russo Yandex.
Ma non ci sono solo i conti – nel terzo trimestre del 2016 la società ha visto salire ulteriormente le vendite, ma ha comunque chiuso in perdita, cosa che potrebbe mettere a rischio il progetto di Ipo – e la concorrenza a preoccupare Uber. In primavera è attesa la sentenza della Corte di Giustizia Ue chiamata a decidere sulla natura del servizio offerto: si tratta di una app o una vera e propria società di trasporti?
La giustizia europea è stata coinvolta in seguito al ricorso presentato dall’associazione dei tassisti spagnola contro il servizio “UberPop”, quello rivolto a autisti privi di licenza.
E sarebbe proprio UberPop ad essere colpito da un’eventuale decisione restrittiva da parte della Corte europea. In Italia UberPop è già stata sospesa nel giugno 2015 in seguito a una decisione del Tribunale di Milano. L’app è stata particolarmente attaccata a Barcellona: per dirimere la questione sollevata dall’associazione dei tassisti che la giustizia spagnola ha chiesto il parere dei giudici europei nel procedimento arrivato in aula martedì. Secondo l’associazione, Uber sta cercando di nascondere il fatto che “è chiaramente un’attività di trasporti”, eludendo la legge che in Spagna obbliga tali società a pagare 150mila euro per ottenere l’autorizzazione amministrativa necessaria.