TELCO & TV

Vivendi: “Non vendiamo Telecom”. Mediaset: “Non la vogliamo”

Dopo le smentite del gruppo francese sulla cessione del 24% della compagnia in vista della creazione di un campione europeo dei media che includerebbe il broadcaster italiano, anche Berlusconi jr chiarisce: “Non siamo interessati a quote”

Pubblicato il 20 Gen 2017

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Vivendi non ha intenzione di vendere la sua quota in Telecom: lo riferisce un portavoce della compagnia in merito a indiscrezioni riportate da Bloomberg secondo cui il gruppo è disposto a vendere il 24% di Telecom Italia per portare avanti il piano di un campione europeo dei media che vorrebbe includere anche Mediaset. “Siamo investitori di lungo termine” in Telecom, spiega il portavoce.

Secondo Bloomberg Vivendi avrebbe come obiettivo Mediaset. L’intera Mediaset, non la sola Premium usata probabilmente come chiave d’ingresso. E per raggiungere l’obiettivo il gruppo francese sarebbe disposto a cedere tutta o parte della quota di controllo di Telecom Italia: l’interlocutore più concreto non è Fininvest, che non ha alcun interesse a scambiare la società televisiva con una presenza in quella telefonico, ma il gigante delle Tlc francese Orange.

Ma il mondo Berlusconi, come ha ribadito anche l’amministratore delegato di Mediaset Pier Silvio a margine del road show di Londra, non appare interessato a questo “vago accenno”. E Fininvest non ha intenzione di accollarsi quote in un gruppo fortemente indebitato per cedere il controllo dell’azienda di famiglia, che ha qualche problema con la pay tv ma che resta redditizia. Quindi, secondo fonti convergenti, non è questa la strada cui sta pensando realmente Bolloré, quanto quella da tempo all’esame di un “deal” con Orange per creare un gigante europeo delle telecomunicazioni e avere contemporaneamente mani libere per raggiungere l’obiettivo più appetibile.

Oggi è arrivata anche la conferma di Berlusconi jr. “No e le rispondo proprio no”, così ha detto a chi gli chiedeva di un possibile interesse nell’entrare nel capitale di Telecom. “Il nostro mestiere è fare broadcaster e produrre contenuti”, ha aggiunto, parlando a margine di un incontro in Banca Imi per presentare agli investitori le linee guida al 2020 del gruppo.

“L’unico contatto che c’è stato con Vivendi”, ha spiegato, è stato con il Ceo Arnaud De Puyfontaine: “E’ stato un incontro solo di cortesia, per educazione perché mi ha chiesto lui un incontro dopo la loro entrata”. In quella occasione, ha detto Pier Silvio Berlusconi, “lui ha parlato di un accordo a tre Tim-Vivendi-Mediaset con la grande preoccupazione di non far pensare che loro sono in controllo di Telecom”. “Però questo a parole”, ha aggiunto, spiegando che si trattava di un accordo che partiva “da una partnership azionaria” ma “a noi non interessa”.

Il problema è che Vivendi ha speso per Telecom molto più di quanto la quota oggi valga in Borsa, mentre in Francia sono in programma incerte elezioni presidenziali che potrebbero rallentare decisioni su Orange, nel quale lo Stato transalpino è azionista decisivo. In questo quadro basta poco a smuovere le acque e, non appena sono tornate le ipotesi di progetti di Vivendi sulla quota Telecom, in Piazza Affari e’ scattata una consistente corrente di vendite sul titolo del gruppo Tlc, che ha chiuso con il modesto rialzo dell’1% rallentando fortemente la corsa del pomeriggio. E sono partiti acquisti speculari su Mediaset, in aumento finale dell’1,5% dopo aver viaggiato in ampio calo per tutta la giornata.

L’idea era forse che un Bolloré senza i vincoli di legge italiani ribaditi dall’Agcom possa attaccare più duramente su Mediaset. Ma prima deve uscire senza troppi danni da Telecom e il tempo stringe: la partita giudiziaria con il Biscione è alle porte e nessuno gradisce venir convocato dai magistrati di Milano come accaduto due volte in otto giorni a Tarak Ben Ammar, mediatore del contratto su Premium disdetto dai francesi. E anche la Consob non appare indifferente: il suo presidente Giuseppe Vegas a margine di un’audizione al Senato spiega che l’idea francese di una difesa delle aziende strategiche “potrebbe avere senso in questo momento storico. Con una condizione di reciprocità, bisogna sempre trovare un vestito per le cose”, conclude Vegas.

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