Guerra dei brevetti, Microsoft vuole nuove regole

Redmond chiederà alla Corte Suprema Usa di semplificare la procedura per invalidare un brevetto. D’accordo i colossi hitech come Google e Apple, contrari l’amministrazione Obama, il venture capital e i colossi dei farmaci

Pubblicato il 19 Apr 2011

Microsoft vuole regole più morbide sulla protezione dei brevetti,
con la possibilità di invalidarli se riconosciuti non veramente
innovativi. Il colosso di Redmond ha intenzione di chiedere alla
Corte Suprema degli Stati Uniti di semplificare la procedura con
cui un'azienda può contestare la validità di un brevetto,
venendo incontro alle esigenze non solo di molte aziende
tecnologiche ma anche delle società che producono farmaci
generici. La crociata di Microsoft divide tuttavia la business
community, perché se big come Google e Apple sono a fianco di
Redmond, i grandi marchi dei farmaci e colossi come General
Electric criticano la crociata del colosso del software, sostenendo
che se la Corte Suprema modificherà le regole vigenti come
richiesto verranno indeboliti gli strumenti che oggi proteggono i
brevetti, disincentivando l’innovazione.

Microsoft contesta le precedenti sentenze della Corte Suprema e
chiede che giurie e giudici siano messi in grado di invalidare i
brevetti se vengono addotte prove schiaccianti che spingono a
decidere in tal senso. Questo dovrebbe accadere almeno nei casi in
cui l’accusato adduce nuove prove secondo cui un brevetto non
avrebbe dovuto essere concesso fin dal principio.

Microsoft vorrebbe risolvere così la disputa con la canadese i4i
che la vede protagonista e che riguarda il suo programma Word. La
causa è stata intentata nel 2007 dalla società tecnologica di
Toronto, che ha convinto la giuria che Microsoft Word violava uno
dei suoi brevetti relativi alla modifica dei documenti. I4i ha
ottenuto una sentenza da 290 milioni dollari contro Microsoft e
un'ingiunzione che vieta la vendita di alcune versioni di Word
che violerebbero questo brevetto. Una corte federale d'appello
ha confermato la sentenza, respingendo l'argomento presentato
dai legali di Microsoft secondo cui il brevetto non era valido
perché l'invenzione di i4i non era nuova. Microsoft ha detto
di essersi per ora adeguata all'ingiunzione e comunque che Word
2010, la versione più recente del software, non contiene la
tecnologia in questione. 
 


"Gli inventori e l’intera società sarebbero danneggiati se
la Corte Suprema desse ragione a Microsoft, perché si
indebolirebbero i diritti di proprietà su un brevetto, riducendo i
vantaggi dell’aver creato innovazione e aumentandone i
costi", sostengono 3M Co., Johnson & Johnson, General Electric
Co. e altre nove aziende in una nota mandata alla Corte. Altre
società invece concordano con la posizione di Microsoft: per loro
è necessario riportare equilibrio nel settore dei brevetti,
impedendo ad accusatori aggressivi di fare soldi alle spese di
grosse aziende ben fornite di contante per presunte violazioni di
brevetto. Queste accuse sono spesso basate su brevetti non validi,
dicono le aziende favorevoli alla posizione di Microsoft, e
ciononostante “vanno difesi con grandi costi e rischi”, come
scrivono Google, Verizon Communications e altre 16 compagnie nella
loro nota alla Corte.



Molte aziende tecnologiche sono d’accordo con questo punto di
vista, tra cui Apple, Cisco Systems, eBay, Facebook e Intel. Anche
le banche e le società finanziarie, spesso coinvolte nelle dispute
sui brevetti, si sono schierate con Microsoft, così come le
aziende dei farmaci generici, che spesso cercano di entrare sul
mercato mettendo in dubbio i brevetti detenuti dalle case
farmaceutiche più note.

I4i ha replicato nei suoi documenti presentati alla Corte Suprema
che Microsoft cerca di ottenere "un cambiamento radicale nella
legge sui brevetti, un’area dove dovrebbero regnare stabilità e
certezza”. A fianco della società canadese si sono schierate
niente di meno che l’amministrazione Obama e le società
americane del venture capital, secondo cui un indebolimento della
protezione sui brevetti potrebbe far crollare gli investimenti
privati.

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