Smart working, Di Raimondo: “No a irrigidimenti normativi”

L’intervento a firma del direttore di Asstel: autonomia e flessibilità pilastri portanti. La partita non sarà facile per le aziende: servono investimenti in formazione ed è necessario far evolvere l’infrastruttura IT

Pubblicato il 27 Gen 2017

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E’ necessario prendere consapevolezza che il mondo del lavoro sta profondamente cambiando ed è destinato a trasformarsi sempre di più velocemente, alla luce della spinta propulsiva e del crescente effetto che le nuove tecnologie hanno sul modo di pensare il lavoro e quindi anche sul modo in cui rendere la prestazione. Il digitale è destinato a produrre un cambiamento rilevante nel concetto di lavoro, spingendoci a trovare nuovi equilibri fra l’occupazione, la creazione e la distribuzione della ricchezza, l’inclusione economica e sociale. E’, infatti, sempre più evidente che le nuove tecnologie sono lo strumento fondamentale per superare vecchi schemi organizzativi, favorendo l’integrazione nel mondo di lavoro di quelle categorie di potenziali lavoratori che oggi sono più in difficoltà, dai giovani alle donne, dagli anziani attivi ai diversamente abili.

Lo Smart Working è fra quei fenomeni emergenti che già sta rivoluzionando l’organizzazione di molte aziende, consentendo la restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare in ambito lavorativo, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Questa è la chiave per consentire a tutte le categorie di persone di trovare un appropriato inserimento nella vita attiva. I riscontri presso i lavoratori di questa nuova modalità di lavorare, che nel settore delle Tlc (Ericsson, Fastweb, TIM, Vodafone, Wind sono best case) si sta rapidamente diffondendo, sono molto positivi.

La libertà di scegliere il luogo in cui lavorare e gli strumenti con cui si ha più familiarità – “anywhere, anytime” and “on your own device” – è la principale chiave di successo dello Smart Working. Questi sono concetti attuali nel modo di studiare e di lavorare dei giovani e verso cui dobbiamo tendere se vogliamo che la norma sia attuale e abbia lo sguardo rivolto al futuro. Lo Smart Working rappresenta una delle sfide del momento anche per le relazioni Industriali, per consolidare un modello nuovo e reattivo, pronto a confrontarsi con l’innovazione contemperando le esigenze dei lavoratori e quelle aziendali.

Per questa ragione sono fondamentali da parte del Governo sia una forte attenzione al tema in generale, sia un’accelerazione delle iniziative nel campo del mondo del lavoro che mirino a innovare contratti, norme e rapporti fra azienda e lavoratore, cogliendo le opportunità che le tecnologie offrono a un nuovo modo di lavorare. Il Governo ha già avviato una serie di iniziative in questa direzione attraverso il Jobs Act. Anche il Disegno di Legge 4135 che mira, tra l’altro a introdurre una disciplina legislativa del fenomeno del “lavoro agile” già approvato in prima lettura al Senato ed ora in discussione alla Camera sembra abbia colto l’importanza di disciplinare l’utilizzo di queste nuove modalità di lavoro senza ingabbiarle con regole che stravolgano i valori di flessibilità su cui si basa il suo successo nelle aziende dove già è una realtà affermata.

La disciplina dedicata al “lavoro agile” deve saper accompagnare i nuovi scenari che si stanno definendo nel mondo del lavoro attraverso la diffusione delle nuove tecnologie digitali. Per questo occorre un’impostazione normativa capace di interpretare in senso intelligente e senza irrigidimenti le caratteristiche essenziali dello smart working: autonomia e flessibilità.

Chiaramente molto lavoro va svolto all’interno delle aziende con investimenti in formazione, sia dei lavoratori che del management. Altro elemento non secondario è quello legato alla trasformazione degli spazi fisici, che dovranno essere progettati con postazioni non assegnate per favorire la comunicazione, la condivisione di idee e il lavoro in collaborazione tra gruppi, ma anche con postazioni che permettono il lavoro individuale come locali dedicati alle telefonate.

Infine, ma nel senso di last but not least, è necessario far evolvere l’infrastruttura IT, con l’implementazione di servizi che consentano di organizzare e ottimizzare le attività interne dell’azienda e dei dipendenti, tramite soluzioni in grado di semplificare la comunicazione, aumentare la sicurezza e mantenere un bilanciamento favorevole tra vita privata e vita lavorativa. Nelle esperienze aziendali in cui lo Smart Working è già una realtà, la comunicazione integrata, ad esempio, consente di essere reperibili ovunque grazie a un numero unico e all’accesso a servizi aziendali in mobilità, ai sistemi di videoconferenza in alta definizione che diminuiscono di molto i costi delle trasferte e permettono di organizzare riunioni anche con ospiti.

Quella dello Smart Working è una sfida da non perdere. Da un verso si tratta di cogliere l’opportunità di introdurre una modalità lavoro che potrebbe, chiaramente non da sola, dare gambe ai principi di work- life balance in una chiave soddisfacente per tutti gli attori coinvolti attraverso il miglioramento del clima aziendale, fidelizzazione ed engagement dei dipendenti, con risultati positivi anche in termini di un incremento della produttività; dall’altro verso lo Smart Working è in linea con l’atteggiamento mentale delle nuove generazioni dei nativi digitali e rappresenta un’opportunità per rendere il lavoro più attraente per tutti, accompagnando la trasformazione digitale del Paese.

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