Percorso ad ostacoli per la web tax italiana. Il governo è pronto a “sterilizzare” l’emendamento alla manovra a firma del senatore Pd, Massimo Mucchetti, che istituisce una tassazione del 6% dei ricavi per la cessione di servizi pienamente dematerializzati da parte di soggetti non residenti a soggetti residenti in Italia. La proposta prevede che l’Agenzia delle entrate chiami il soggetto non residente a chiarire la propria posizione qualora egli compia semestralmente un numero complessivo di transazioni superiore alle 1.500 unità per un controvalore complessivo non inferiore a 1.500.000 euro.
In pratica Mucchetti punta ad istituire un’imposta pagata però dalle imprese italiane clienti delle multinazionali di Internet, che la trattengono e la versano direttamente all’erario. Una sorta di “anticipo”. Proprio questa impalcatura ha fatto storcere la bocca al governo, preoccupato che le aziende tricolori si possano trovare di fronte a una doppia imposizione fiscale.
Oggi il consigliere economico del Mef, Mauro Marè, ha annunciato che la soluzione all’impasse sarà con ogni probabilità quella di prevedere una detrazione d’imposta per le imprese italiane. “La stabile organizzazione da sola non funziona – ha spiegato – le aziende e i redditi ormai sono apolidi. Serve un nuovo approccio, quello della tassazione sulle transazioni e sui ricavi”. Per non incorrere nelle “forche caudine” dell’Unione europea, che potrebbe contestare gli aiuti di stato, la norma è stata estesa a tutti, residenti e non residenti. Questo ha creato però il problema di gravare ulteriormente con una nuova imposta sulle imprese italiane che, a differenza delle multinazionali del web, già pagano regolarmente le tasse e che in più producono reddito e lavoro in Italia. L’escamotage potrebbe essere quello di concedere una detrazione in grado di sterilizzare l’impatto della cedolare al 6% sui ricavi delle attività digitali ed evitare così una doppia imposizione. Secondo Marè la modifica sarà già introdotta nell’esame parlamentare della legge di bilancio al Senato.
Anche il viceministro dell’Economia, Luigi Casero, intervenendo al convegno ha parlato di un “intervento tampone” necessario in vista del raggiungimento di un accordo più ampio a livello internazionale sulla tassazione della digital economy. “A fronte del fatto che non ci può essere un settore a tassazione zero – ha aggiunto Casero – la soluzione italiana con tutti i difetti cerca di tamponare la situazione e cercare di dare uno stimolo a trovare una soluzione a livello più ampio. Spesso l’ottimo non è possibile, allora è meglio far qualcosa e cerchiamo di perseguire tutti i fronti: a livello internazionale ma anche interno, dove lo spirito della gente è di far qualcosa. Inoltre la norma non frena possibili investimenti perché chiunque fa investimenti ha una stabile organizzazione, anche se il concetto va superato perché è un nativo digitale non sa cosa sia”.