Frequenze, è partito il pulsante start sulla grande manovra che terminerà nel 2022 con la liberazione della banda 700 Mhz. E una delle prime mosse ruota intorno a due parole chiavi, Rai3 e Dab+: saranno i canali regionali della TV pubblica e la radio digitale di nuova generazione fra i primi elementi a essere “ricollocati” nel maxi-puzzle per la nuova configurazione dello spettro radio che il governo sta mettendo in opera in tandem con Agcom. Consentendo lo sviluppo della nuova radio, ottimizzando una fascia di frequenze e valorizzando le attuali infrastrutture Rai.
E’ questo il senso della partita evocata ieri dal sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli che, parlando al convegno di Aeranti-Corallo dedicato al Dab plus, ha spiegato: “Nel nostro sistema, a regime, le frequenze in Vhf saranno destinate esclusivamente al Mux1 e Dab+”. E “presto” sarà annunciata la road map “che l’Italia intende intraprendere per mantenere gli impegni presi” con l’Europa e (sul tema interferenze) con i Paesi confinanti. La “pianificazione organica” dello spettro architettata dal ministero punta in questo modo a metter finalmente ordine alla congestione provocata dallo switch off analogico-digitale terrestre e a far fronte alle nuove esigenze tecnologiche su cui sta puntando l’Europa.
Ma per farlo serve un uso appropriato delle risorse: “Non ci possono essere mux sottoutilizzati” dice Giacomelli. Ed è qui che entra in gioco anche la radio digitale: “riordinando” lo spettro, anche il Dab potrà trovare lo spazio necessario al suo sviluppo.
Il multiplex 1 che attualmente trasporta tre reti Rai è una mega-piattaforma, l’unica in Italia in grado di garantire la copertura della quasi totalità del territorio nazionale.
Nella nuova organizzazione dello spettro frequenziale, la banda VHF sarà destinata a ospitare solo un multiplex televisivo, appunto quello destinato a trasportare la Rai regionale. Questa scelta creerà spazio per nuovi blocchi Dab+ anche nei bacini definiti da Agcom ma per i quali, al momento, non esistono frequenze disponibili e coordinabili.
L’operazione di “ottimizzazione” consentirà di sfruttare al meglio i canali della banda VHF (5-11) oggi largamente sottoutilizzati: come ad esempio il canale 6 o i canali 7 e 11, rimasti “invenduti” nel corso dell’asta 2014 cui partecipò solo Urbano Cairo (entrò in possesso dei canali 25 e 59). “E’ difficile immaginare – ha detto Giacomelli – che nel processo di riorganizzazione delle frequenze non venga chiamato in causa, oltre a soggetti privati, anche il soggetto pubblico”.
La liberazione delle frequenze 700Mhz è una strada già imboccata dall’Europa per permettere un’accelerazione dello sviluppo della banda ultralarga mobile. La preziosa fascia di frequenze, ora occupata dalle Tv in quasi tutti i Paesi, viene ritenuta strategica per l’evoluzione verso il 5G perché permette “costi più bassi per l’infrastrutturazione rispetto a frequenze più alte” aveva detto Carlo Cambini, docente al Politecnico di Torino, a Corcom: “Ma ogni ritardo rischia di produrre un aumento degli investimenti necessari facendo perdere posizioni di mercato”.