“Tra qualche anno immagino un Paese che ha vinto la sfida della semplificazione stato-cittadini-imprese anche grazie alla digitalizzazione”. Così Diego Piacentini, Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, immagina il futuro del nostro Paese. “Un Paese dove i Big Data non sono solo un problema di privacy e qualcosa di cui aver paura, dominio di poche aziende, ma parte di un’infrastruttura pubblica e moderna che genera benefici per i cittadini”, prosegue.
Proprio il beneficio per i cittadini è l’oggetto delle riflessioni di Raffaele Lillo, chief data officer del Team per la Trasformazione Digitale. “Dati che ci riguardano e di cui tutti abbiamo bisogno per avviare e condurre un’attività e per accedere a servizi pubblici; dati di cui ha bisogno la Pubblica Amministrazione per offrire quei servizi; dati che possono aiutare lo Stato a individuare meglio i problemi della società e a elaborarne le soluzioni; dati con cui il cittadino può conoscere l’azione dello Stato e giudicarne i risultati – scrive Lillo sul sito del Team – L’accesso ai dati e la loro valorizzazione sono componenti fondamentali del nuovo Sistema Operativo del Paese che vorremmo realizzare durante il nostro mandato”.
“Immaginate di non dover più riempire l’ennesimo modulo cartaceo inserendo sempre le stesse informazioni o di poter gestire con un click le vostre informazioni anagrafiche e di domicilio, visualizzare la posizione aggiornata della vostra impresa e gestire le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione – continua il chief data officer – Immaginate città più intelligenti, con edifici che allertano quando hanno danni strutturali, con reti stradali in grado di interagire con strumenti di controllo del traffico e centri di monitoraggio; immaginate di essere in pieno possesso delle informazioni pubbliche, di poter visualizzare come vengono spese le vostre tasse, qual è il livello dei servizi che ricevete e, infine, che tutto questo sia messo a servizio – con le dovute precauzioni in tema di privacy e security – della società civile, che potrà utilizzare i dati pubblici per sviluppare nuovi servizi e creare nuovo valore e occupazione, dando finalmente vita alla tanto invocata API economy.”
“Per uscire dai silos occorre superare la tradizionale mentalità de ‘il dato è mio e me lo gestisco io’ e abbracciare la convinzione che i dati pubblici siano un patrimonio dello Stato (e quindi di tutte le amministrazioni pubbliche) e della società civile – spiega Lillo – Non esisteranno più proprietari, ma soltanto gestori a cui è affidato il compito di raccogliere, gestire e rendere disponibili i dati, ognuno per il proprio ambito di competenza. Occorre una regia attenta e di ampio respiro, che riorganizzi, riunendole, le risorse esistenti e che assicuri la nascita di nuovi progetti già aperti all’interscambio dei dati. Sarà cruciale mettere a sistema le forze positive e i talenti che sono a disposizione”.
“Il Team per la Trasformazione Digitale ha iniziato a farlo lavorando in via sperimentale con un pool selezionato di software house dello Stato e Comuni, per costruire il più velocemente possibile un primo prototipo del Data & Analytics Framework – conclude – Un’accoppiata tra una piattaforma big data (che acquisisce, elabora e mette a disposizione l’informazione per analisi e per interscambio machine-to-machine) e due team, uno di data scientists, che lavora costantemente sui dati e propone nuovi prototipi e soluzioni, e un altro di esperti di data visualization, che utilizzano lo storytelling visuale per veicolare in modo efficace (e rendere, quindi, più accessibile) l’informazione presente nei dati. Allo stesso tempo stiamo lavorando con Consip per acquistare risorse cloud di computing e storage elastici, da utilizzare in maniera complementare al cloud privato in base alle specifiche esigenze”.