IL PIANO

Almaviva Contact, ecco il piano governo-Regione Lazio per i licenziati

Accompagnamento all’autoimpiego, assegno di ricollocazione e finanziamenti per lavori di pubblica utilità le tre misure. Zingaretti: “Cinque sportelli a Roma e uno per ogni Provincia”. Il ministro Calenda: “Auspicabile reimpiego in Almaviva, da parte società c’è disponibilità”. Sindacati dubbiosi

Pubblicato il 16 Feb 2017

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Svelato il piano per i 1666 licenziati di Almaviva Contact di Roma.Attiveremo 5 sportelli a Roma e uno per provincia dedicati direttamente ai lavoratori coinvolti nella vicenda di Almaviva. Oltre al numero verde ci sarà un luogo fisico dove incontrare anche la complessità di questi provvedimenti. Gli step saranno 2: dal 6 al 24 marzo la convocazione a gruppi presso l’hub di Porta Futuro a Testaccio per illustrare e orientare verso le misure che si sono prese e dal 13 marzo al 16 aprile chiamata diretta e singola per non lasciare sola la persona rispetto alla sua condizione”. Ad annunciarlo il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, in occasione della conferenza stampa al ministero del Lavoro su Almaviva, incontro al quale erano presenti Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo Economico e Maurizio Del Conte, presidente Anpal. Presente anche l’Assessore regionale del Lazio al Lavoro, Lucia Valente.

“È evidente che tutto quel che è accaduto all’indomani della rottura della trattativa ha avuto come obiettivo quello di non lasciare sole le persone che avevano perso il lavoro” ha ricordato Zingaretti. Le misure previste sono tre: accompagnamento all’autoimpiego (la Regione Lazio ha previsto un incentivo economico che può arrivare a 18 mila euro a lavoratore: 15 mila per la creazione dell’impresa e 3 mila per il percorso di accompagnamento); l’assegno di ricollocazione (il datore che assume beneficia del bonus assunzionale di 8 mila euro elargito dalla Regione Lazio. Complessivamente la Regione è pronta a sostenere il bonus con 13 milioni di euro; finanziamenti di lavori di pubblica attività da far svolgere agli ultra sessantenni in favore degli enti locali. L’orario di lavoro è di massimo 20 ore settimanali per 500 euro mensili. Per ogni lavoratore la Regione eroga fino a 10 mila euro.

Sarà il governo, ma solo in questo caso, a farsi carico del peso dell’assegno di ricollocazione, 8 milioni di euro appunto. “Un fondo pienamente capiente per tutti”, garantiscono a più riprese sia il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che il collega del Mise, Carlo Calenda che oggi hanno presentato l’iniziativa. Anche il presidente di Anpal, la nuova agenzia sulle politiche attive, guidata da Maurizio Del Conte, rassicura: “lo stanziamento complessivo coprirà tutto”, dice.

Per il ministro Calenda “sarebbe estremamente auspicabile che, se la formazione dei lavoratori licenziati andrà verso le competenze necessarie per lo sviluppo dell’altro lato della società di Almaviva, ci sia una corsia preferenziale di Almaviva verso questi lavoratori, la società ha dato una disponibilità”.

“Il tema -ha aggiunto – non è riprendere i lavoratori. Abbiamo una società che da un lato ha un pezzo in crisi ma dall’altro ha vinto delle gare per cui dovrà assumere. Chiediamo quindi che ci sia una attenzione preferenziale per quei lavoratori. Ho incontrato il presidente di Almaviva AlbertoTripi oggi alle 7,30 – e gli ho detto che ritengo estremamente auspicabile, più che doveroso e necessario, che, se dopo i corsi di formazione i lavoratori avranno le competenze necessarie alla società che si occupa di informatica, ci sia per loro una corsia preferenziale”, una “attenzione particolare”. La società ha aggiunto Calenda “ha mostrato un’apertura”. Il ministro ha assicurato che Almaviva non avrebbe comunque “alcun bonus” per le assunzioni.

Calenda ha ricordato che “con la legge di bilancio si è introdotta una normativa sui call center che forse è la più restrittiva in Europa. Questa normativa è in funzione e in un mese più o meno sono state elevate le stesse sanzioni che sono state fatte nell’anno precedente. Parliamo di circa 20 sanzioni, rispetto a una trentina complessive nell’arco di più o meno un anno in passato”.

“Abbiamo iniziato a lavorare con i grandi committenti chiedendo uno sforzo per limitare in assoluto la delocalizzazione anche nei paesi dell’Ue – ha poi detto il ministro – Si tratta di un documento di autoregolamentazione, non imposto dal governo ma suggerito caldamente. Poi c’è l’impegno per fare gare che non vadano sotto il costo medio del lavoro e non sotto il costo minimo. Finora abbiamo avuto l’ok di circa 12 dei grandi committenti italiani, vorremmo arrivare a una quindicina”.

“A livello di governo – ha concluso Calenda – riteniamo che il settore dei call center necessiti di un livello di protezione maggiore. Qui abbiamo bisogno di una difesa molto molto forte”.

Diverse le reazioni dei sindacati. Per il segretario generale della Uilcom, Salvo Ugliarolo, si tratta di una “buona l’iniziativa, ma se se si coinvolge il sindacato in tavoli tecnici e di proposta si potrebbe fare molto di più”.

“Tutto è stato predisposto senza nessun confronto e senza ascoltare le esigenze dei lavoratori coinvolti – evidenzia Michele Azzola, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio – Sarà necessario valutare e monitorare il reale impatto che il piano produrrà. Nella difficile situazione che vive il territorio l’insieme di questi strumenti rischia di non rispondere adeguatamente al dramma occupazionale che si è determinato con la chiusura della sede romana”. Per la Cgil “la vertenza resta aperta e permangono criticità che devono essere affrontate: la Naspi corrisposta a lavoratori che svolgevano attività involontaria di part time a 4 ore, ad esempio, non garantisce un reddito di sopravvivenza, spingendoli verso il baratro della povertà. Andranno pertanto trovate forme di sostegno al reddito. Ma il problema fondamentale è quello di assicurare un lavoro ai dipendenti licenziati, per questo la vertenza con l’azienda e le istituzioni continuerà”. Infine “si dovrà fare chiarezza sul ruolo avuto dal Governo, a partire dal maggio 2016, e sugli interessi economici che regolano le commesse garantite da aziende pubbliche e da partecipazioni azionarie che vedono coinvolte aziende di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti. Chiediamo senso etico e trasparenza – conclude Azzola – Chi ha consentito che si consumasse il più grosso licenziamento collettivo degli ultimi cinquant’anni ha il dovere di dire la verità”.

Di “clima costruttivo” tra Governo e Regione Lazio ha parlato la Cisl. “E’ molto importante perché dimostra come Stato e Regioni possano collaborare efficacemente su materie concorrenti – si legge in una nota – Oggi è stato messo in piedi un vero e proprio piano di politiche attive sul lavoro che accompagneranno il lavoratore lungo il percorso di ricollocazione. E’ la prima volta che il governo interviene in maniera cosi massiccia e gestisce una crisi aziendale di grosse proporzioni”.

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