Boom degli smartphone, ma quanto giovano alle revenue dei carrier?

Strand Consult: gli operatori mobili non devono sottovalutare i tradizionali feature phone. Quel che conta è la piattaforma di servizi, non il modello di cellulare (o il sistema operativo)

Pubblicato il 28 Apr 2011

L’attenzione di media e analisti è oggi concentrata sugli
smartphone e il mercato in pieno boom che hanno rapidamente creato,
ma gli esperti di Strand Consult non sono così convinti che gli
smartphone siano davvero una manna per gli operatori mobili.
Perché il vero traino del mercato dei servizi mobili, e quindi
delle revenues che da essi derivano, sono ancora i “vecchi” ma
intramontabili feature phone.

Strand Consult osserva che in molti Paesi del mondo gli operatori
mobili stanno spostando la propria offerta sempre più sugli
smartphone per rispondere all’interesse del mercato. In
particolare, gli operatori stanno aumentando i loro sussidi per gli
smartphone, con una conseguente esplosione dei costi.

Strand Consult ammette che il mercato degli smartphone, in quasi
tutto il mondo, si auto-alimenta: più gli operatori si concentrano
su questo prodotto, più gli utenti sono spinti a scegliere lo
smartphone. Tuttavia, al momento, occorre valutare il peso
finanziario che un focus esclusivo sugli smartphone può avere sui
carrier.

Strand Consult studia l’industria mobile da 16 anni ed è stata
la prima a esprimere critiche verso l’iPhone e la sua influenza
sui conti degli operatori. Nel 2009 gli analisti di Strand Consult
scrivevano che diversi carrier avevano registrato un netto aumento
del Sac (Costo di acquisizione per abbonato) dopo il lancio
dell’iPhone. Inoltre, i nuovi operatori virtuali si sono fatti
avanti per offrire ai clienti degli operatori mobili tradizionali
chiamate low-cost sui loro smartphone comprati con i sussidi di
questi carrier, catturandone i clienti non appena è scaduto il
periodo minimo di abbonamento. Così è accaduto per esempio in
Danimarca, Norvegia e Germania.

Spesso si fa riferimento al Giappone come Paese-modello per le
forti entrate non-voce dei carrier nazionali. Ma come si genera
questo revenue extra? Alla fine del 2010 si contavano solo 2,5
milioni di smartphone in Giappone su una popolazione di 122 milioni
di persone, insomma una penetrazione degli smartphone molto bassa.
Nonostante questo, i consumatori giapponesi sono grandi
utilizzatori dei tanti tipi diversi di servizi mobili che
funzionano anche sui cellulari “non-smartphone”. Gli operatori
mobili giapponesi sono abituati a collaborare con i provider di
contenuti per creare servizi mobili innovativi: per il consumatore
giapponese non importa avere uno smartphone con un determinato
sistema operativo, quanto avere un certo servizio.

Secondo Strand Consult l’errore di molte analisi uscite sui media
è di propagare l’errata convinzione che solo gli smartphone
possano essere usati per i servizi mobili diversi da voce e sms.
Esiste un enorme mercato, invece, per i servizi mobili che girano
anche sui cellulari “tradizionali”, come ad esempio i giochi
Java mobili, le cui vendite valgono quattro-cinque volte più di
tutti i giochi venduti su tutti gli iPhone del mondo. Considerato
che il numero di persone che compra servizi mobili per i
tradizionali feature phone è decisamente superiore al numero
totale di smartphone, appare strano quanto poco se ne parli, nota
Strand Consult.

Se gli operatori vogliono guadagnare dalle vendite di smartphone,
devono dunque rendersi conto che non è il mercato degli smartphone
a guidare quello dei servizi e le relative entrate; piuttosto, sono
le piattaforme per i servizi che ciascun cellulare supporta a
guidare il mercato e le revenues.

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