Prescrizioni, referti, diari clinici, lettere di dimissioni: è qui che si nasconde una delle più preziose ricchezze del mondo sanitario. Tra fogli, documenti e file, oltre l’80% delle informazioni cliniche sui pazienti si trasferisce da un reparto all’altro spesso senza svelare il proprio reale potenziale. Sono proprio questi dati, se utilizzati nel modo giusto, una leva capace di incrementare in modo decisivo l’efficienza di tutto il sistema. Migliorando anche il percorso della persona che sta al centro di tutto: il malato.
Amano definirsi “architetti digitali della Sanità” e non a caso è proprio nella loro mente creativa che risiede la logica delle soluzioni che stanno ridefinendo il mondo della Sanità in ottica smart, ovvero Smart Healthcare. Sono gli innovatori di Artexe, azienda del gruppo Maps al lavoro da oltre vent’anni “per rendere utilizzabile al meglio il grande patrimonio che il mondo sanitario possiede”: i dati in Sanità. Grazie a sistemi digitali e alla capacità di elaborazione intelligente dei Big data a disposizione, la società contribuisce infatti ad accrescere l’efficienza del sistema, con vantaggi misurabili per medici, paramedici, operatori, dirigenti. E ovviamente pazienti.
Un mondo fatto di decisioni cruciali
“In Sanità, i gestori dei servizi sono chiamati a prendere continuamente decisioni che hanno un impatto sulla salute e sulla qualità di vita dei cittadini che sono affidati loro – spiega l’R&D Director di gruppo, Gian Luca Cattani –. E’ qui che noi interveniamo: con le tecniche di clinical decision support sosteniamo infatti il processo per prendere decisioni critiche. Non quelle in emergenza, da codice rosso, ma quelle che chi governa i processi di diagnosi, cura e offerta sanitaria deve prendere per ottimizzare la qualità del proprio agire nel rispetto dei vincoli e delle risorse”. Pensiamo ad esempio al professionista sanitario che si confronta con la definizione del percorso diagnostico più appropriato, con l’eventualità di inserire un paziente in un percorso cure preventive per ridurre i rischi di patologie croniche, o magari con la pianificazione di un’offerta di servizi o di itinerari di assistenza personalizzati. “Tutto questo richiede valutazioni che hanno un contenuto clinico singolo oppure aggregato per coorti di cittadini – chiarisce Cattani –, ma sempre basate su un valore chiave: la capacità e l’esperienza dei professionisti”.
I sistemi di supporto avanzati si insinuano proprio in questo frangente cruciale. Forti di una capacità tecnologica che incrementa esponenzialmente le possibilità di elaborazione, aiutano a prendere decisioni migliori, presentando in maniera tempestiva e contestualizzata informazioni cliniche rilevanti rispetto al problema che hanno in esame al momento.
Il prezioso aiuto della tecnologia
E’ la valorizzazione di qualcosa che esiste già, ma che solo le visioni più avanzate sanno rendere protagonista. “Sono dati che si ritrovano nei sistemi informativi – fa notare Cattani –, in formati non sempre facilmente fruibili: alcuni non strutturati, altri semi strutturati, tutti per lo più dispersi in vari documenti e sistemi. Davanti a questo mare magnum la tecnologia viene in soccorso con le funzionalità di Information mining e Knowledge extraction (ricerca ed estrazione delle informazioni) che, combinate con strumenti applicativi in grado di renderle fruibili ai non tecnici, aiutano ad avere un quadro più completo della situazione e fornire supporto per le decisioni”. Artexe, in questo contesto, propone un sistema articolato di componenti cui spettano due compiti base: raccogliere in una Clinical Data Platform (CDP) tutte le informazioni utili per le valutazioni identificate, con possibilità di evoluzione verso nuove necessità, e utilizzare tali informazioni per fornire un supporto reale al processo decisionale.
In che modo? “La parte tecnologica, dal disegno della CDP alle tecnologie di estrazione, è quella per noi distintiva – puntualizza l’R&D Director –. Il meglio del nostro know-how si esprime con il sistema cosiddetto Clinika (Clinical Knowledge Accelerator), un motore di analisi del testo clinico con cui estraiamo da documenti non strutturati (referti, lettere di dimissioni, prescrizioni di esami) contenuto informativo clinico rilevante che poi strutturiamo ad uso della CDP”.
L’idea di metodo è talmente rivoluzionaria da essersi meritata un brevetto dedicato. Implementare un modo concreto per rendere utilizzabili informazioni cruciali apparentemente disponibili, ma non sempre fruibili, rappresenta infatti un valore aggiunto che è parso degno di riconoscimento. “Dal punto di vista dei dati clinici – fa notare Cattani –, con il decision support rappresentiamo in maniera formale la conoscenza e l’intelligenza che risiedono nel distillato delle competenze della sanità, le stesse che si trovano nelle linee guida operative e nelle best practice formalizzate: a fronte dell’informazione estratta, sulla base di queste pratiche non facciamo altro che applicare la regola che suggerisce cosa fare”. Dal punto di vista della comunicazione, invece, ovvero della possibilità di presentare le informazioni estratte agli utenti, Artexe fornisce cruscotti di Business intelligence configurabili e flessibili, che consentono di visualizzare, aggregare ed elaborare in logica smart i dati a disposizione.
Un esempio? “In questo periodo stiamo pensando di affrontare il tema del supporto operativo ai piani di assistenza individuali – chiarisce Cattani -, con soluzioni operative di Adaptive case management che, da formalizzazioni rigide basate su workflow, conducano a formalizzazioni capaci di cogliere l’essenza delle linee guida e delle best practice che orientano il medico nelle sue decisioni, lasciandogli tuttavia la libertà di decisione e di applicazione della sua competenza professionale”. Ma qualunque sia l’ambito applicativo, la logica di fondo resta quindi sempre la stessa: “Tener sempre presente che le decisioni più efficaci si prendono applicando la miglior competenza a fronte di informazioni attendibili e complete – spiega l’R&D director -. Di conseguenza non dobbiamo scordare mai l’importanza di entrambi i pilastri: estrazione di informazioni precise e capacità di formalizzare al meglio”.
Vantaggi distribuiti su tutto il sistema
L’uso di soluzioni di clinical decision support non è solo utile a facilitare le decisioni sanitarie più ardue. E’ anche una scelta strategica che fluidifica le procedure operative: “I vantaggi vanno da un uso più efficiente delle risorse a disposizione dei sistemi sanitari – chiarisce Gian Luca Cattani – a una qualità migliore nella cura delle persone, sino a una ridefinizione migliorativa dell’intero Patient journey”. Insomma, con questi strumenti “diventa realmente possibile anche gestire su larga scala percorsi individuali”, prosegue. In questo senso le soluzioni sconfinano nel campo della Medicina d’iniziativa: intervenire prima che le acuzie si manifestino, in modo preventivo, diventa sempre più possibile e concreto, evitando di conseguenza costi importanti per la sanità e gestendo molte persone allo stesso tempo.
“Unica precondizione all’utilizzo di questi strumenti è la digitalizzazione dei dati sanitari: se in un determinato ambiente le informazioni viaggiano solo su carta, il compito si fa molto arduo – puntualizza Cattani –. E’ quindi fondamentale che l’IT faccia parte del dna della struttura, insieme con linee guida e best practice predefinite”. Ma altrettanto strategica è anche “la capacità organizzativa dell’ente – aggiunge Cattani -, per fornire a tutti i soggetti gli strumenti che consentano di accedere alla conoscenza e di arricchirla di informazioni come conseguenza delle loro azioni”.
Risposte a bisogni concreti
Artexe non si limita a fornire programmi e soluzioni tecnologiche allo stato dell’arte. In questo articolato percorso di scelte e variabili, l’azienda pone al cuore della sua value proposition – come puntualizza l’R&D director – “le risposte ai bisogni dei clienti”. In altre parole, la tecnologia diventa un mezzo per dare un servizio capace di rispondere a una necessità precisa, con il supporto di aggiornamenti tecnici e attività consulenziali costanti.
In tutto questo, l’eccezionalità della pandemia da Covid-19 non ha fatto altro che amplificare le necessità: “L’emergenza ha fatto definitivamente esplodere la consapevolezza dell’importanza della digitalizzazione in Sanità – specifica Cattani –. Dalla nostra prospettiva abbiamo vissuto una reale esplosione delle richieste: all’improvviso ci si è accorti che la cura andava fatta in modo efficace, ma anche a distanza, limitando gli accessi alle strutture. E la conclusione è stata quella che ci attendevamo: la tecnologia, anche stressata all’estremo, può realmente rispondere alle nuove esigenze”, tanto che ora nessuno crede più nell’esaurimento di questo slancio. “Il bisogno di digitalizzazione – conclude l’R&D director di Artexe – non finirà”. Se possibile, anzi, si farà sempre più diffuso, strutturale e strategico. Sino a diventare a tutti gli effetti essenziale.