SCENARI

Smart working nel post-emergenza per 2 imprese su 5

Ricerca Bva Doxa: il 73% delle aziende italiane ha introdotto il lavoro agile per garantire continuità operativa durante la pandemia da Coronavirus. Il 90% è soddisfatto dei risultati in termini di efficienza e operatività

Pubblicato il 23 Mar 2020

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L’emergenza Coronavirus dà slancio al lavoro agile. Costrette a dover attuare politiche di lavoro agile per rispettare le disposizioni governative e limitare il contagio, il 73% delle aziende tricolore ha introdotto lo smart working in maniera “massiva”, ovvero applicato al maggior numero di persone. Secondo una ricerca realizzata da Bva Doxas, solo una minoranza non è invece riuscita (o non ha avuto la possibilità) a implementarlo in maniera altrettanto estesa: il 17% è riuscita ad attuarlo solo in maniera contenuta e circoscritta ad alcune aree / funzioni, mentre un’azienda su dieci lo applica marginalmente, ovvero in maniera riservata a specifiche figure.

Sono soprattutto le multinazionali straniere con una sede in Italia ad aver attivato le politiche di lavoro agile: il 90% è già in smart working. La percentuale tuttavia cala se si osservano le aziende italiane con delle sedi estere e le aziende solo italiane: delle prime, è il 67% ad aver attivato pienamente lo smart working, mentre per quanto riguarda le seconde lo hanno fatto solo tre aziende su cinque.

Le aziende italiane hanno quindi scoperto che lo smart working funziona: ben il 90% esprime un giudizio favorevole in termini di efficienza e gestione ottimale dell’attività lavorativa. Non solo: per due aziende su cinque – in particolare quelle attive nei settori finance, utilities e Tlc – i cambiamenti organizzativi introdotti in questo periodo saranno continuativi anche a emergenza finita. Una pratica che è stata dunque particolarmente apprezzata e che, malgrado le circostanze in cui è stata introdotta, è destinata durare nel tempo.

La spinta maggiore è arrivata dai Dpcm varati dal governo in queste settimane di emergenza che regolano la precedenza dello smart working laddove le attività lo consentano. E lo mette a regime anche nelle PA. Il provvedimento stabilosce che lo smart working, cui si può far ricorso in modo semplificato e persino con strumenti del dipendente, sia la forma ordinaria di svolgimento della prestazione nelle PA. In ufficio le presenze vanno limitate esclusivamente alle attività indifferibili e che non si possono svolgere da remoto.

Qualora non sia possibile ricorrere al lavoro agile le amministrazioni utilizzano gli strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri istituti analoghi. Esaurite eventualmente tali opzioni, i datori pubblici possono esentare il lavoratore dal servizio che però risulta prestato con tutte le prerogative di retribuzione e contribuzione, esclusa, se prevista, l’indennità sostitutiva di mensa”.

In Italia sono molti i player del digitale che stanno mettendo a disposizione gratuitamente le proprie piattaforme – in risposta all’appello di Paola Pisano alla solidarietà o anche in autonomia – per consentire ad aziende e professionisti di proseguire l’attività. Da big come Google, Ibm e Cisco, Digital360 fino ad realtà più piccole sono scesi in campo per contribuire a garantire la continuità operativa

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