TRADE WAR

5G, accordo Deutsche Telekom-Huawei “stoppato” dalle pressioni Usa?

Secondo indiscrezioni la telco tedesca era prossima a firmare un contratto con Huawei per il 70% delle attrezzature radio necessarie alle nuove reti. Ha sospeso le trattative per “ragioni politiche”: si attende la decisione di Berlino su possibili restrizioni alle tecnologie cinesi per motivi di sicurezza

Pubblicato il 20 Dic 2019

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Deutsche Telekom era in trattative avanzate con la cinese Huawei per farne il fornitore principale degli apparati radio per le le sue reti 5G ma ha fermato i negoziati per ragioni politiche, ovvero le pressioni degli Stati Uniti: lo hanno rivelato fonti confidenziali all’agenzia Reuters.

Gli Usa hanno chiesto ai loro alleati di congelare i contratti con Huawei per timori legati alla sicurezza delle attrezzature Tlc del vendor di Shenzen, accusato dall’amministrazione Trump di favorire il cyberspionaggio di Pechino (accuse che sia Huawei che Pechino hanno sempre respinto).

La scorsa settimana Deutsche Telekom ha annunciato che non siglerà con Huawei contratti di fornitura per le reti 5G in attesa di una decisione da parte del governo di Berlino, impegnato in un dibattito su possibili restrizioni ai prodotti della società cinese. Ma prima dell’annuncio della scorsa settimana, dicono le indiscrezioni, i rappresentanti di DT si sono incontrati con i rappresentanti di Huawei e hanno messo nero su bianco i termini di un possibile accordo, anche se non è mai arrivata la firma.

I termini del “contratto sfumato”

Secondo Reuters, i negoziati erano già a buon punto e le due parti erano d’accordo sul fare di Huawei il fornitore del 70% delle attrezzature di trasmissione radio per le nuove reti 5G di Deutsche Telekom a un prezzo di 533 milioni di euro.

Sarebbe stato individuato anche un meccanismo grazie al quale, nel caso Huawei non fosse riuscita a fornire tutti gli apparati radio previsti a causa di eventuali restrizioni da parte del governo tedesco sulla presenza di tecnologia cinese nelle nuove reti,  la cifra da pagare al vendor cinese sarebbe diminuita proporzionalmente.

Il contratto con Huawei riguardava comunque solo apparati radio, come le antenne, e non gli elementi più sensibili della rete core, che gestiscono comunicazioni e dati, ed è al centro delle proeccupazioni di cyber-security di governi e operatori Tlc.

Queste trattative si sono tenute lo scorso mese a Parigi, dove i top manager di Deutsche Telekom hanno incontrato non solo i rappresentanti di Huawei ma di altri potenziali fornitori di attrezzature di rete per il 5G.

In seguito, il 3 dicembre, top executive sia di DT che di Huawei si sono incontrati all’aeroporto di Francoforte, continuano le fonti di Reuters. Erano presenti Claudia Nemat, la più alta dirigente della telco tedesca per le tecnologia e membro del management board, e il vice presidente di Huawei Eric Xu.

Un portavoce di Deutsche Telekom ha confermato gli incontri di Parigi e di Francoforte e ribadito che ogni accordo è stato messo in stand-by in attesa di una decicione del governo tedesco, che detiene il 32% della telco. L’incontro del 3 dicembre è servito proprio a informare l’azienda cinese che le trattative erano al momento sospese.

Il dibattito in corso a Berlino

Dopo il bando contro Huawei l’amministrazione Trump ha lavorato per indurre gli alleati europei a seguire la sua politica di divieti sulle forniture Tlc cinesi, ma gli stati dell’Ue hanno finora proceduto separati. La Francia si è distaccata dalla linea di Washington, riservandosi di mettere sotto esame i vari prodotti per verificare che non ci siano minacce per la sicurezza; la Germania sembra invece orientata a un bando più puntuale contro Huawei anche se la coalizione di governo non è sulla stessa lunghezza d’onda.

Angela Merkel, in particolare, ha messo in guardia su un approccio che mette nel mirino uno specifico fornitore: secondo la cancelliera Germania e Francia dovrebbero prima allinearsi su una strategia unica e poi proporla agli altri Stati dell’unione, ma si dovrebbe trattare di una strategia basata su standard di sicurezza e non sull’assunto che alcuni fornitori vanno tenuti fuori. Per la Markel uno dei pericoli maggiori sul cosiddetto “caso Huawei” è che i singoli membri dell’Ue varino politiche separate sulla Cina e vengano lanciati “segnali contrastanti”; mostrarsi divisi “sarebbe un disastro non per la Cina, ma per noi in Europa”, ha sottolineato la cancelliera.

L’impasse nell’esecutivo è stato alla fine superato con l’approvazione in Parlamento della mozione sostenuta dalla Cdu che toglie al governo l’ultima parola sul 5G e dà al Bundestag il diritto di autorizzare o vietare un fornitore per motivi di sicurezza nazionale.

In Italia la Camera ha approvato in via definitiva il decreto sul Perimetro cibernetico, con l’articolo 3 che determina le “disposizioni in materia di reti di telecomunicazione elettronica a banda larga con tecnologia 5G” e indica che la decisione se esercitare o meno i poteri speciali dovrà essere presa “previa valutazione degli elementi indicanti la presenza di fattori di vulnerabilità che potrebbero compromettere l’integrità e la sicurezza delle reti e dei dati che vi transitano”.

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