TRADE WAR

Assist del Mit di Boston a Trump: stop ai progetti con i cinesi (e non solo)

Il prestigioso Institute of Technology non accetta più collaborazioni con Huawei e Zte. In revisione anche le iniziative con Russia e Arabia Saudita, Paesi considerati “ad alto rischio” su proprietà intellettuale, data security e rispetto dei diritti umani

Pubblicato il 05 Apr 2019

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Il Massachusetts Institute of Technology (Mit) ha tagliato le relazioni con i vendor cinesi Huawei e Zte alla luce delle indagini in corso da parte delle autorità americane sulla possibile violazione delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti che vietano di vendere prodotti e servizi ad alcuni paesi. Lo ha annunciato la stessa università americana in una lettera firmata dalla vice presidente alle attività di ricerca Maria Zuber.

“Il Mit non accetta al momento nuovi accordi e non rinnova quelli esistenti con Huawei e Zte e le rispettive sussidiarie a causa delle indagini federali in corso riguardo alla violazione delle sanzioni”, si legge nella nota sul sito del Mit. L’università ha inoltre introdotto un nuovo processo di revisione per i rapporti con alcune entità internazionali: nel mirino ci sono “persone e entità” non solo della Cina ma anche della Russia e dell’Arabia Saudita.

In base al nuovo sistema di review per “proposte internazionali ad alto rischio“, il Mit sottoporrà a scrutinio più approfondito i progetti finanziati da cittadini o entità della Cina (inclusa Hong Kong), della Russia e dell’Arabia Saudita, i progetti che coinvolgono l’università, il suo staff e suoi studenti che stanno svolgendo ricerche in questi paesi, e i progetti di collaborazione con cittadini o enti dei tre paesi.

Speciale attenzione, continua la nota del Mit, verrà rivolta ai “rischi collegati con la proprietà intellettuale, i controlli sull’esportazione, l’accesso ai dati e la data security, la concorrenza economica, la sicurezza nazionale, i diritti politici, civili e umani e i potenziali impatti sulla comunità del Mit, la conformità con i valori del Mit e l’allineamento con la mission accademica del Mit”.

Ancora: se le circostanze internazionali cambieranno, la lista di paesi “a rischio” sottoposti a maggiore vigilanza potrà essere modificata.

“Il Mit ricerca con entusiasmo progetti e collaboratori internazionali”, spiega la Zuber. “Poiché queste relazioni possono presentare specifici rischi e problematiche, il Mit svolge da sempre un processo di verifica per identificare tali problematiche in qualunque progetto. Dato l’aumento della quantità e vastità delle collaborazioni globali, fin dal 2017 abbiamo rafforzato il processo interno di valutazione e strutturazione delle relazioni internazionali che ci vengono proposte. Più di recente abbiamo deciso che i rapporti con alcuni paesi – al momento Cina, Russia e Arabia Saudita – meritano uno scrutinio aggiuntivo che va oltre quello che effettuiamo normalmente sui progetti internazionali”.

La decisione del Mit riflette anche la necessità di non perdere i finanziamenti federali allineandosi alle posizioni di Washington. Come noto, l’amministrazione Trump ha colpito Zte con una maxi multa per aver violato le sanzioni contro l’Iran e ordinato l’arresto in Canada della Cfo di Huawei, Ren Zhengfei, con un’analoga accusa di aver commerciato con i paesi nella “lista nera” degli Usa. Il governo degli Stati Uniti sta indagando anche possibili implicazioni di cybersecurity delle tecnologie per le comunicazioni Made in China. Huawei, che ha sempre negato ogni rischio, ha avviato un’azione legale contro gli Usa per il divieto di accesso al mercato americano.

Altre università statunitensi hanno reciso i legami con Huawei e Zte: tra queste, la Stanford University, l’ateneo di punta in California, e la University of Minnesota. La Princeton University ha indicato che non accetterà più finanziamenti da Huawei mentre la Cornell University ha inasprito il processo di revisione dei progetti per verificare che non ledano l’indipendenza dell’università e non mettano a rischio la sicurezza dei dati.

Nel Regno Unito la Oxford University ha smesso quest’anno di accettare finanziamenti da Huawei sia nella forma di donazioni che di sponsorizzazioni, La decisione è stata presa, ha spiegato l’ateneo britannico, alla luce dei timori emersi negli ultimi mesi sulla sicurezza dei legami tra Huawei e le organizzazioni in Uk. Secondo la Bbc, i dirigenti dell’università si preoccupano di eventuali restrizioni che Londra potrebbe varare contro i vendor cinesi che renderebbero problematiche le partnership con entità del paese asiatico.

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