La Commissione europea spinge un gradino più in alto la sua battaglia contro i contenuti illegali su Internet. Dopo la Comunicazione di settembre 2017 sulle misure per far fronte alla crescita dei contenuti illegali online, la Commissione ha pubblicato oggi una raccomandazione per fornire ad aziende e paesi membri indicazioni concrete sulle azioni che dovranno adottare per potenziare la lotta ai contenuti illeciti. Bruxelles ha più volte indicato che conduce un monitoraggio constante delle sue politiche contro i contenuti illegali online e che verificherà la loro efficacia; se queste misure non si dimostreranno sufficienti, sarà valutato un intervento legislativo.
La Commissione chiarisce che per contenuto illegale intende la propaganda terroristica, l’incitamento all’odio e alla violenza, il materiale pedopornografico ma anche i contenuti che violano il diritto d’autore e la proprietà intellettuale. Alle piattaforme online – dai colossi Google e Facebook ai player più piccoli – si chiede di essere proattive, ovvero non di aspettare che sia la Polizia a segnalare i contenuti violenti ma di esercitare un controllo sul proprio sito, anche tramite filtri automatizzati. Bruxelles raccomanda la collaborazione tra imprese e Stati membro, tra imprese fra loro e con i cosiddetti flagger attendibili, servizi specializzati con conoscenze su quali siano i contenuti illeciti. Le piattaforme online dovranno potenziare la trasparenza, pubblicando la loro policy in fatto di trattamento dei contenuti e come reagiscono a quelli illegali.
Si tratta di “misure operative volte a garantire maggiore rapidità nella rilevazione e nella rimozione dei contenuti illegali online, a rafforzare la collaborazione tra imprese, segnalatori affidabili e autorità preposte all’applicazione della legge, nonché ad aumentare la trasparenza e le garanzie a favore dei cittadini”, si legge in una nota di Bruxelles. Alle imprese si raccomanda di investire in tecnologie di rilevazione automatica, definire regole semplici e trasparenti per la segnalazione dei contenuti illegali e istituire meccanismi facilmente accessibili per consentire agli utenti di segnalare i contenuti illeciti.
La decisione di Bruxelles di agire con forza contro la pubblicazione di contenuti illeciti su Internet va inquadrata sia nell’ambito della direttiva sul diritto d’autore sia in quello della protezione dei cittadini e dei paesi da forme criminali online che vanno dal bullismo agli attacchi omofobi fino alla propaganda del terrorismo. I contenuti legati alle organizzazioni terroristiche sono considerati particolarmente pericolosi perché Internet garantisce una diffusione veloce e capillare: per questo la Commissione europea stabilisce per questo ambito raccomandazioni più severe come la rimozione dei contenuti illeciti entro un’ora dal momento in cui sono stati segnalati alla piattaforma Internet da parte delle autorità o dall’Europol.
Bruxelles garantisce che la caccia ai contenuti illeciti avverà nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone, come quello alla libertà di espressione. Per garantire l’accuratezza e la fondatezza delle decisioni relative alla rimozione dei contenuti, in particolare quando vengono usati strumenti automatizzati, le imprese dovrebbero predisporre misure di salvaguardia efficaci e appropriate, afferma la Commissione, “comprese sorveglianza e verifiche umane, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali, della libertà di espressione e delle norme sulla protezione dei dati”. Alle piattaforme online viene raccomandato di agire in modo “proporzionato”; inoltre la rimozione del contenuto deve essere notificata all’autore, che potrà così difendere le proprie ragioni se la rimozione appare ingiustificata.
Sono rassicurazioni che non bastano alle associazioni che difendono la libera espressione su Internet, a partire da Edri (European Digital Rights), che accusa la Commissione di demandare alle aziende private – come Facebook e Google – il compito di controllare che cosa si può dire su Internet, con flagger, filtri e altri meccanismi che rischiano di aprire le porte alla censura. Edri e le altre associazioni chiedono che l’Europa scelga invece di affrontare il problema dei contenuti illegali online tramite un democratico processo legislativo, non con misure volontarie che lasciano ampio spazio alla discrezione di colossi del web.