L'INTERVENTO

Caso Huawei, Angela Merkel chiede “garanzie” a Pechino

In vista dell’asta 5G la Cancelliera indica la sicurezza come prerequisito fondamentale. No all’accesso ai dati attraverso dispositivi da parte dello Stato cinese. E non si ferma l’escalation negli Usa: accuse di furto di segreti industriali

Pubblicato il 05 Feb 2019

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La Germania vuole delle garanzie da Huawei e dal governo cinese prima di permettere al fornitore di attrezzature di rete di Shenzhen di partecipare all’asta tedesca del 5G. Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel in visita in Giappone.

In un discorso tenuto alla Keio University, la Merkel ha sottolineato come la sicurezza sia il prerequisito fondamentale per tutte le aziende che desiderano lavorare e fare affari in Germania e che deve essere chiaro che lo Stato cinese non ha il diritto di accedere a tutti i dati raccolti dai prodotti cinesi.

Come noto Huawei è stata accusata dal governo degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali di permettere il cyber-spionaggio di Pechino tramite i suoi prodotti di rete. La cancelliera tedesca ha affermato che la Germania ha bisogno di garanzie che il vendor non trasferisce al governo cinese i dati che passano sulle sue reti. Poiché esistono timori sulla sicurezza delle attrezzature di rete di Huawei, ha continuato la cancelliera, è importante per Berlino parlare col governo della Cina e fare chiarezza.

Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda sono già pronti a un bando definitivo dei prodotti di rete Huawei dalle infrastrutture telecom nazionali e dalle gare 5G. Il timore è che Pechino abbia l’autorità necessaria, grazie alla legge in vigore in Cina, per imporre alle aziende nazionali di comunicare informazioni al governo: Huawei potrebbe ritrovarsi a cedere a Pechino i dati che passano sulle sue reti (un’ipotesi sempre respinta dal vendor).

La Germania non ha assunto una posizione unitaria sul caso Huawei. Deutsche Telekom ha provato a proporre una soluzione che permette di reinserire l’azienda cinese nella lista dei fornitori, perché la sua esclusione – ha detto l’incumbent – impatterebbe fortemente sulla sua capacità di procedere con il roll-out della rete 5G nei tempi stabiliti. Deutsche Telekom ha dunque suggerito un nuovo processo di certificazione della sicurezza per le apparecchiature di rete.

Anche il governo italiano, secondo quanto risulta a Corcom, sta lavorando a una soluzione del genere, con un “bollino” di sicurezza per le reti di Tlc.

Il compromesso allo studio in Germania e in Italia prova ad ammorbidire la posizione di Bruxelles: la Commissione europea sta valutando una serie di ipotesi normative per incrementare i requisiti di sicurezza dei fornitori delle apparecchiature di rete per il 5G che le telco europee compreranno nei prossimi mesi e che di fatto metterebbero fuori gioco molte aziende cinesi, tra cui Huawei.

Nessun compromesso per ora, invece, negli Stati Uniti, dove le accuse contro Huawei si accumulano. A fine gennaio il Dipartimento di giustizia americano ha rilasciato i dettagli dell’accusa contro l’azienda cinese: i reati ipotizzati sono sia la vendita di tecnologie all’Iran (motivo per cui gli Usa hanno chiesto l’arresto in Canada della Cfo di Huawei, Meng Wanzhou) sia il furto di proprietà intellettuale a danno di T-Mobile e, in generale, una politica di incentivi ai dipendenti negli Stati Uniti per carpire informazioni dalle imprese concorrenti. Ora, secondo Bloomberg Newsweek, Washington ha aperto un nuovo fascicolo per la presunta sottrazione di segreti industriali: sta indagando l’Fbi, che il mese scorso, riporta la testata americana, ha effettuato una perquisizione a sorpresa in un laboratorio Huawei a San Diego e condotto un’operazione sotto copertura durante il Consumers Electronic Show di Las Vegas.

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