L'INTERVENTO

Caso TikTok, Thierry Breton: anche in Europa “esiste una questione dati”

“Capisco le ragioni di Trump”, afferma il commissario Ue al Mercato interno; “i dati degli europei devono restare in Europa”. Ma nessuna messa al bando per la popolare video app cinese che cerca di spostare a Londra i quartieri generali

Pubblicato il 02 Set 2020

thierry – breton

Sulla video app TikTokL’amministrazione Trump ha ragione a riconoscere, finalmente, che c’è un problema di proprietà dei dati. Ma, per noi europei, non è niente di nuovo”. Lo ha dichiarato il commissario Ue al Mercato interno Thierry Breton in un’intervista con la testata Politico.

Breton ha chiarito: “Il mio compito non è mettere al bando le aziende, bensì spiegare in modo molto chiaro quali sono le nostre regole…Ma il punto nodale sono i dati”. E per il commissario, “I dati europei dovrebbero essere conservati ed utilizzati in Europa perché ricadono nella giurisdizione europea. Non si tratta di protezionismo“. Le parole di Breton suonano come un chiaro avvertimento: il discorso non vale solo per TikTok ma per qualunque altra azienda.

Il “ban” di Trump

Il 6 agosto Trump ha emesso un ordine esecutivo con cui ha bandito le transazioni commerciali fra società statunitensi e la cinese ByteDance, la capogruppo di TikTok. Il 14 agosto il presidente degli Stati Uniti ha firmato un altro ordine esecutivo con cui obbliga, di fatto, ByteDance a cedere, entro 90 giorni, le attività di TikTok a una società americana. L’azienda cinese ha in seguito annunciato l’intenzione di impugnare l’ordine di Trump.

La motivazione che spinge il presidente degli Stati Uniti è la stessa che continua a supportare la crociata di contro Huawei: TikTok rappresenterebbe un rischio per la sicurezza nazionale e la privacy degli utenti. La società potrebbe, secondo gli Stati Uniti, passare i dati dei cittadini americani al governo cinese.

ByteDance vicina alla cessione di TikTok in America?

Nel frattempo, proseguono le trattative per configurare la cessione dell’attività di TikTok in Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Australia. Sul mercato americano si sono già fatte avanti Microsoft e Oracle.

L’azienda, secondo la testata americana Cnbc.com, avrebbe trovato un acquirente e potrebbe dare l’annuncio già questa settimana, ma le nuove regole cinesi sul controllo delle esportazioni tecnologiche implicano che qualunque accordo dovrà essere approvato da Pechino.

Nessun bando da parte dell’Ue

Mentre gli Usa proseguono la loro battaglia contro TikTok nel contesto della competizione geopolitica con la Cina, l’Europa non sembra intenzionata a vietare l’utilizzo della piattaforma video.

I singoli governi europei non porranno dunque restrizioni, almeno per ora, e Breton ha escluso una messa al bando pan-europea, pur insistendo sull’importanza della questione della proprietà dei dati.

Diverso il discorso per il Regno Unito: se TikTok andrà avanti col progetto di spostare a Londra il suo quartier generale, dovrà probabilmente sottostare a stringenti requisiti sulla conservazione locale dei dati. Non dovrebbe essere un problema per la società cinese, che quest’estate ha annunciato la costruzione di un data center in Irlanda, con un investimento di 500 milioni di dollari, dove terrà i dati degli utenti Uk e Ue.

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