Micron finisce nel mirino di Pechino. La multinazionale statunitense dei microchip è infatti la prima azienda straniera di semiconduttori a essere sottoposta a una revisione della sicurezza informatica da parte della Cina, mesi dopo che l’azienda tecnologica statunitense ha chiuso le sue operazioni di progettazione Dram a Shanghai.
L’indagine
L’Amministrazione cinese per il cyberspazio (Cac) ha fatto sapere di aver avviato un’indagine sui prodotti di Micron destinati al mercato nazionale “per salvaguardare la sicurezza delle filiere relative alle infrastrutture informatiche chiave” e “prevenire rischi per la sicurezza”. Micron, con sede a Boise, nello Stato Usa dell’Idaho, ha chiarito di “essere in contatto con le autorita’ cinesi e di collaborare pienamente” alle indagini. “L’azienda – prosegue una nota della societa’ – si impegna a condurre tutte le sue attività commerciali con integrita’ e senza compromessi”. La revisione sulla sicurezza informatica s’inserisce in un momento di rinnovate tensioni tra Stati Uniti e Cina, colpita negli ultimi mesi da una serie di restrizioni all’approvvigionamento di microchip da parte di Washington e dei suoi alleati.
Tensione Cina-Giappone
Sempre per quanto riguarda i chip, sale la tensione tra Pechino e Tokyo.La Cina avverte il Paese del Sol Levante che risponderà “con risolutezza”, se Tokyo danneggerà “gravemente” gli interessi della Cina, dopo la decisione del Giappone di limitare le esportazioni di 23 tipi di attrezzature per la produzione di semi-conduttori, in un allineamento alle posizioni degli Stati Uniti.
La Cina, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, “auspica che il Giappone preda decisioni prudenti e non aggiunga fattori di complicazione alla fiducia reciproca tra Cina e Giappone e al rapporto tra i due Paesi”. Se il Giappone, ha aggiunto, “limiterà artificialmente la cooperazione con la Cina nell’industria dei semi-conduttori e danneggerà gravemente gli interessi della Cina, la Cina non starà a guardare e risponderà con risolutezza”.
Il ban del Giappone
Del bando giapponese si è parlato anche nell’incontro a Pechino del fine settimana tra il ministro degli Esteri giapponese, Yoshimasa Hayashi, e il suo omologo cinese, Qin Gang, che ha criticato la mossa annunciata da Tokyo settimana scorsa, come un tentativo di “contenimento” della Cina, guidato dagli Stati Uniti. Hayashi ha ribadito che la mossa “non prende di mira alcun Paese specifico” e ha espresso preoccupazione per la coercizione subita da aziende straniere che operano in Cina per il trasferimento di tecnologie avanzate.