LA RICERCA

Cybersecurity, Bankitalia: un’impresa su tre colpita dagli hacker

Ma la percentuale potrebbe salire al 45% considerando anche chi è stato preso di mira e non se ne è accorto o non ha voluto ammetterlo. Tra i bersagli preferiti le aziende grandi e quelle tecnologiche

Pubblicato il 23 Feb 2017

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Un’impresa su tre in Italia denuncia di essere stata colpita dagli hacker. A rivelarlo è uno studio della Banca d’Italia sul rischio cibernetico nel settore privato italiano, che si basa sui dati dell’industria e dei servizi non finanziari con 20 dipendenti o più. La percentuale dei totalmente “indifesi” è l’1,5% del totale del campione, mentre “il 30,3 per cento, che corrispondente al 35,6 per cento degli addetti, dichiara di aver subito danni a causa di un attacco informatico tra settembre 2015 e settembre 2016″.

Si tratta, spiega la ricerca, “delle prime informazioni di questo tipo raccolte in Italia, pur circoscritte all’incidenza degli attacchi informatici e ad alcuni aspetti della governance della sicurezza”, in cui non viene presa in considerazione la correlazione tra il livello di vulnerabilità dell’impresa e gli investimenti in difesa cibernetica, e il costo delle violazioni informatiche.

Dallo studio, realizzato da Claudia Biancotti, emerge un generale livello di consapevolezza del rischio informatico, con circa un terzo delle imprese che ha riferito di aver avuto – nel periodo preso in esame – almeno qualche problema legato ad offensive hacker, in termini di continuità operativa o integrità e riservatezza dei dati aziendali.

“Correggendo i risultati per tenere conto delle intrusioni non individuate o non dichiarate – continua il report – l’incidenza degli attacchi sale al 45,2 per cento per le imprese e al 56 per cento per gli addetti”.

Dallo studio emerge come gli attacchi siano stati meno per le società basate nel Sud Italia (39,5%) e più alti per le aziende con più di 500 dipendenti. In particolare a essere più colpite sono sia le imprese di maggiori dimensioni, sia quelle con elevato contenuto tecnologico ed esposte sui mercati internazionali.

“Il livello di rischio nel complesso dell’economia è probabilmente ancora più alto – sottolinea il report – il settore finanziario, così come la sanità, l’istruzione e i servizi sociali sono esclusi dal campione, ma secondo altre fonti sono particolarmente attraenti per gli attaccanti”.

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