IL CASO

Cybersecurity, guerra di spie Usa-Cina sulla ricerca anti Covid-19

L’Fbi e e l’Homeland Security denunciano una serie di attacchi informatici il cui mandante sarebbe Pechino. Nel mirino degli hacker dati su vaccini, trattamenti e test di aziende e organizzazioni americane

Pubblicato il 14 Mag 2020

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Secondo la Fbi e il Dipartimento dell’Homeland Security, alcuni hacker collegati a Pechino avrebbero compiuto delle cyber-irruzioni nei server di organizzazioni americane per rubare la ricerca scientifica sul coronavirus.

Secondo le due agenzie le organizzazioni scientifiche americane pubbliche e private dovrebbero fare più attenzione nella gestione dei loro dati e metterli in sicurezza per prevenire dei cyberfurti.

In una dichiarazione congiunta dell’Fbi e dell’Homeland Security è stato infatti dichiarato che, durante una investigazione dell’Fbi riguardo ad alcune violazioni informatiche su dei server di organizzazioni americane da parte di “cyber-attori” collegati a Pechino, è stato monitorato “il tentativo (da parte degli hacker) di identificare e ottenere in maniera illecita delle proprietà intellettuali di valore e dati di sanità pubblica relativi a vaccini, trattamento e test per le reti e il personale affiliato alla ricerca sul Covid-19”.

Da tempo gli Stati Uniti accusano la Cina di compiere operazioni di cyber-spionaggio tramite gruppi di hacker non direttamente riconducibili a Pechino ma comunque indirettamente affiliati con il governo cinese. Si potrebbe trattare, ha sostenuto in passato il Governo americano, sia di squadre di hacker composte da militari cinesi che di cyber-mercenari assoldati tramite il dark web.

In ogni caso, questo non è il primo tentativo di furto di informazioni legate alle possibili cure e alla ricerca sul coronavirus reso pubblico: a marzo ed aprile le agenzie di stampa internazionali avevano infatti dato notizia di vari tentativi da parte di gruppi hacker di entrare nei server dell’Organizzazione mondiale della sanità per rubare dati relativi alla pandemia che in quelle settimane stava accelerando molto velocemente in tutto il mondo.

Da quando il coronavirus è diventato un flagello che sta attraversando tutto il pianeta, la ricerca e i dati sul Covid-19 sono diventati una delle priorità per l’intelligence di molti Paesi e, di conseguenza, una preda ambita da parte di gruppi di hacker che cercano di appropriarsene per rivenderle sottobanco al migliore offerente. Oppure, come in questo caso secondo la denuncia del governo americano, sono l’obiettivo di azioni di spionaggio digitale commissionate da parte di un governo ostile.

La scorsa settimana l’agenzia Reuters aveva segnalato che cyber-spie collegate all’Iran avevano preso di mira Gilead Sciences, produttore farmaceutico americano il cui antivirale Remdesivir è fino ad ora l’unico trattamento accertato capace di aiutare i pazienti affetti da coronavirus.

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