Cosa ci riserva il cyberfuturo? Mentre gli scritti di fantascienza avevano immaginato che nel 2020 l’uomo sarebbe già stato proiettato nel cosmo, in realtà le analisi per l’anno prossimo molto più prosaicamente rafforzano la frase di Mark Twain: la storia non si ripete ma fa spesso rima con se stessa.
In questo caso, il futuro cyber del 2020 fa rima con gli anni Cinquanta, secondo una ricerca di Check Point. La società di cybersecurity ha cercato di mettere in fila quali saranno le sfide, i rischi e le principali minacce del prossimo anno e ha sottolineato una sopra tutte: il clima da cyber guerra fredda che metterà i grandi stati-nazione uno contro l’altro.
Ma non c’è solo la nuova guerra fredda digitale a tenere alta l’attenzione della security: a livello globale aumenterà il volume di fake news, che cercheranno di influenzare in tutti i modi le elezioni presidenziali Usa 2020. Ci saranno anche sempre più attacchi ai servizi pubblici essenziali e alle infrastrutture strategiche, veri e propri atti di cyberattivismo e di sabotaggio spionistico, mescolati all’hackeraggio tradizionale. E poi gli attacchi di malware soprattutto verso i dispositivi mobili e il mobile banking in particolare.
Secondo Gil Shwed, fondatore e Ceo di Check Point, “Poiché le nostre società si avvalgono sempre più frequentemente di una connessione continua, i criminali e i truffatori hanno sempre più opportunità di condizionare gli esiti degli sviluppi politici o di provocare disagi e disordini che possono mettere in pericolo migliaia di vite umane. Gli attacchi sono in costante crescita: nell’ultimo anno, il nostro ThreatCloud ha ostacolato quasi 90 miliardi di tentativi di violazione al giorno, a fronte di circa sei miliardi di ricerche quotidiane stimate su Google“.
I “soliti noti”, cioè malware, phishing, ransomware e vari altri attacchi saranno in aumento. Le conseguenze ad esempio per il ransomware sono destinate ad amplificarsi da quando l’Fbi ha ammesso che le aziende devono poter essere libere di agire per recuperare i dati più preziosi, e quindi pagare i riscatti. Il comparto assicurativo si è già adeguato e ha polizze che coprono questo tipo di situazioni per aziende e pubbliche amministrazioni, ma il rischio vero paradossalmente è quello di incentivare questo tipo di attacchi visto che per i malintenzionati la possibilità di farcela e venir pagati è sempre più alta.
Secondo Shwed, “Non possiamo più difenderci affidandoci ai tradizionali modelli di sicurezza basati sul rilevamento: nel momento la minaccia viene identificata, il danno è già stato arrecato. È necessario bloccare automaticamente questi nuovi avanzati attacchi Gen V e impedire che danneggino i sistemi di cui ci avvaliamo, mediante il sistema di sicurezza Gen V che combina la prevenzione delle minacce in tempo reale, l’utilizzo dell’intelligenza condivisa e le misure di protezione più avanzate su tutte le reti, cloud e installazioni mobili”.