LE INCHIESTE

Da Sogei alle banche dati di Stato: la tangentopoli informatica fra appalti truccati e dossieraggio



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A pochi giorni dagli arresti per corruzione sugli appalti in cui sono coinvolti manager della società controllata del ministero dell’Economia e che a catena ha impattato anche su Tim e Ntt Data, scoppia un caso ancor più grave: accessi abusivi a 800mila dati riservati che potrebbero essere stati venduti anche all’estero. Butti: “Istituire l’Agenzia del dato”

Pubblicato il 28 ott 2024



Carabinieri

Un archivio da 800mila dati ottenuti introducendosi illecitamente all’interno di una serie di banche dati nazionali, anche su commissione. A fare luce su una rete articolata di professionisti dello “spionaggio digitale” è la procura di Milano, che ha indagato 60 persone tra hacker, consulenti informatici, agenzie private di intelligence ed esponenti delle forze dell’ordine. Quello che si è aperto di fronte agli inquirenti, stando alle parole del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, che ha partecipato alla conferenza stampa del Procuratore generale di Milano, Marcello Viola, è “un gigantesco mercato delle informazioni riservate”. L’inchiesta della Procura di Milano arriva a pochi giorni di distanza dal caso di presunta corruzione che ha riguardato i vertici di Sogei, società controllata dal Mef, che a catena ha impattato anche su Tim ed Ntt Data.

L’inchiesta di Milano

A eseguire l’ordinanza del Gip Fabrizio Felice sono stati i militari del Nucleo investigativo dei carabinieri di Varese: agli arresti domiciliari sono finiti l’ex poliziotto Carmine Gallo e altre tre persone, mentre sono stati interdetti per sei mesi dalla professione un maresciallo della guardia di finanza in forza alla Dia di Lecce e un agente di polizia del commissariato di Rho. L’inchiesta ha inoltre portato al sequestro di tre società di investigazioni private.

Le accuse su cui gli inquirenti procedono sono di associazione a delinquere dedita all’accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni illegali, falsificazione di comunicazioni informatiche, rivelazione di segreto, favoreggiamento ed estorsione.

Le indagini hanno portato anche al sequestro dell’archivio dell’ex poliziotto Carmine Gallo, sopratutto cartaceo, di cui si sente parlare nelle nelle intercettazioni e che sarebbe stato custodito un un garage.

Le richieste dei clienti

L’organizzazione individuata nel corso delle indagini si metteva a disposizione di clienti che erano disposti a pagare per ottenere informazioni riservate che gli indagati potevano ottenere “forzando” l’accesso a banche dati private.

Tra i soggetti che si sarebbero messi in contatto con l’’organizzazione per chiederne i servizi le indagini hanno individuato tra gli altri Leonardo Maria Delvecchio, figlio del fondatore di Luxottica, il banchiere Matteo Arpe e un manager di Barilla.

Tra le richieste che venivano indirizzate all’organizzazione c’erano ad esempio l’ottenimento di informazioni o il “monitoraggio” dell’attività di persone specifiche, anche per motivi sentimentali, la richiesta di dati che avrebbero potuto rivelarsi utili per la risoluzione di controversie o ancora la necessità di capire quali fossero stati i canali informativa che avessero consentito a un giornalista di arrivare a pubblicare uno scoop. Ma più in generale a rivolgersi al gruppo sono studi legali o imprese che vogliono perseguire tramite l’accesso a informazioni riservate un vantaggio per la propria attività.

Le modalità d’azione

Secondo la ricostruzione del pubblico ministero della Dda Francesco De Tommasi e del sostituto della Dna Antonio Ardituro al centro della vicenda ci sarebbe la società Equalize srl, fondata proprio da Carmine Gallo, passato alla sfera delle investigazioni private dopo 40 arri di carriera in polizia. La società di business intelligence, risulta dalle indagini, arrivava a fatturare quasi 2 milioni di euro, con utili da 648mila euro, che l’ex poliziotto avrebbe spartito con un’altra figura chiave dell’inchiesta, Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano, già manager di Eur, Vodafone, Regione Lombardia, Sogei e Poste Italiane.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta Pazzali, identificato come il “numero uno” di Equalizer, avrebbe utilizzato la società per “danneggiare l’immagine dei competitors” o “avversari politici” suoi e di “persone a lui legate”. Tra i bersagli dell’attività illecita ci sarebbero stati, secondo quanto appurato dagli inquirenti, figure di primo piano del mondo economico e imprenditoriale italiano, come ad esempio Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti. Nelle 518 pagine della procura compaiono inoltre tra le vittime il presidente del Milan Paolo Scaroni, io giornalisti Giovanni Dragoni e Giovanni Pons, in forze rispettivamente al Sole24ore e a Repubblica.

Dagli atti dell’inchiesta emergono inoltre presunti dossier su cittadini russi. Samuele Calamucci, hacker del gruppo, intercettato parla di un “report” su un “famoso oligarca russo” e in altri passaggi i pm scrivono che si è cercato di accertare l’identità del russo e l’unico elemento è “una vicenda che vede coinvolti dei cittadini russi-kazaki (Victor Kharitonin e Alexandrovich Toporov)” e “la costruzione di un hotel a Cortina d’Ampezzo e la gestione di svariati resort di lusso”. Un accesso abusivo, poi, avrebbe riguardato Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko, attivi nel settore moda.

I passaggi dell’indagine

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti negli ultimi giorni del 2023 gli indagati avrebbero iniziato a sospettare di essere finiti nel mirino di un’inchiesta. Il 26 dicembre, infatti, Carmine Gallo e l’hacker Nunzio Samuele Calamucci vengono a conoscenza del fatto che la vigilanza attiva sulla rete informativa di Heineken Italia “si è accorta dell’installazione del ‘tools’ d’intercettazione sulla propria rete informatica, rilevandola come un attacco alla sicurezza dell’infrastruttura”.

Da quel momento inizia un’attività che gli inquirenti definiscono “frenetica” di distruzione di tracce e prove: chat di telegram e altri servizi di messaggistica, documenti cartacei, informazioni riservate ottenute hackerando alcune delle principali banche dati nazionali, pari a “Ottocentomila Sdi”, almeno “15 terabyte”.

I prossimi passi

Dopo i dettagli resi noti nel fine settimana, le indagini della procura di Milano proseguono e si indirizzano ad accertare se siano avvenute vendite di dati al di fuori dei confini nazionali, dal momento che gli indagati, secondo la ricostruzione degli investigatori, avevano rapporti che spaziavano dalla criminalità organizzata ai servizi segreti, anche all’estero.

Sono intanto in programma nei prossimi giorni, a partire da giovedì 31 ottobre, gli interrogatori di garanzia, davanti al gip di Milano Fabrizio Filice, delle persone destinatarie di una misura cautelare, di cui quattro agli arresti domiciliari: tra loro Carmine Gallo in qualità di ad di Equalize e i tecnici della sua squadra, Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli.

Butti: “Istituire l’Agenzia del dato

Sul caso dei dossier illegali è interviene Alessio Butti, sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnoliogica: “In Italia scontiamo un ritardo di consapevolezza su quella che è la cultura del dato – afferma a margine di un evento a Milano – E lo stiamo scoprendo ora, ovviamente constatando questi danni. Quindi io penso che la cosa migliore sia costituire una sorta di agenzia del dato, che sovrintenda ovviamente tutto ciò che riguarda la qualità del dato ma anche al fatto che questo dato non possa essere sottratto o non possa essere indagato da soggetti che non hanno alcuna competenza”. “Allora anche in questo caso la tecnologia ci viene in aiuto. Io penso che il riconoscimento biometrico facciale, ad esempio per i soggetti che devono accedere a determinate banche dati sia fondamentale – ha concluso – così come sia fondamentale garantire un controllo rispetto al flusso dei dati. Cioè bisogna capire chi entra in un sistema e poi che cosa ne fa”. “Su questo stiamo lavorando – conclude – e non escludo che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi ci sia già una risposta tecnica e legislativa”.

Il caso Sogei

E’ della scorsa settimana il “caso Sogei”, emerso dall’ indagine della Procura di Roma avviata da alcuni pm capitolini, tra cui Paolo Ielo, per corruzione e turbativa d’asta, che ha portato all’arresto, tra gli altri, di Paolino Iorio, ex dg di Sogei, braccio informatico del Tesoro, e dell’imprenditore Massimo Rossi.

Secondo l’ipotesi accusatoria formulata dai pm capitolini Gianfranco Gallo e Alessandro Picchi, il procuratore speciale di Tim avrebbe ricevuto “in due occasioni” denaro “non dovuto” dall’altro indagato “per compiere atti in violazione degli obblighi inerenti al suo ufficio e comunque in violazione degli obblighi di fedeltà”.

In particolare, il procuratore di Tim avrebbe ricevuto 50 mila euro il 22 febbraio 2024 e una somma non quantificata il 15 maggio 2024. I due procuratori sono emersi come “soggetti di interesse investigativo” durante un atto di indagine della guardia di finanza con riferimento all’imprenditore Massimo Rossi, arrestato in una diversa inchiesta giudiziaria assieme all’ex Dg Business di Sogei, Paolino Iorio.

Un segmento dell’inchiesta ha inoltre riguardato “due soggetti, rispettivamente procuratori delle società quotate Tim e Ntt Data Italia, per l’ipotesi di corruzione tra privati”, si legge in una nota delle Procura. “Le perquisizioni sono eseguite presso i domicili dei soggetti nonché taluni uffici delle menzionate società – prosegue la nota – Il provvedimento in questione è stato emesso nell’ambito della fase delle indagini preliminari allo stato delle attuali acquisizioni probatorie ed è doveroso sottolineare che sino a un giudizio definitivo vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati”. A finire nel registro degli indagati, in questo caso, Simone De Rose, dirigente di Tim, ed Emilio Graziano, procuratore di Ntt Data Italia.

De Rose in Tim è responsabile dal 2019 nell’ambito della funzione Procurement per gli acquisti It e Ict Business. Nel dicembre 2021 era stato nominato ad interim responsabile della funzione Procurement.

L’inchiesta è un segmento di quella, avviata da alcuni pm capitolini tra cui Paolo Ielo, per corruzione e turbativa d’asta che ha portato all’arresto, tra gli altri, di Paolino Iorio, ex dg di Sogei, braccio informatico del Tesoro, e dell’imprenditore Massimo Rossi. Secondo l’ipotesi accusatoria formulata dai pm capitolini Gianfranco Gallo e Alessandro Picchi, il procuratore speciale di Tim avrebbe ricevuto “in due occasioni” denaro “non dovuto” dall’altro indagato “per compiere atti in violazione degli obblighi inerenti al suo ufficio e comunque in violazione degli obblighi di fedelta’”. In particolare, il procuratore di Tim avrebbe ricevuto 50 mila euro il 22 febbraio 2024 e una somma non quantificata il 15 maggio 2024. I due procuratori sono emersi come “soggetti di interesse investigativo” durante un atto di indagine della guardia di finanza con riferimento all’imprenditore Massimo Rossi, arrestato in una diversa inchiesta giudiziaria assieme all’ex Dg Business di Sogei, Paolino Iorio.

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