L'ACCORDO

E’ fatta: Zte firma l’intesa con Washington. Ecco tutte le “clausole”

L’annuncio ufficiale da parte del Segretario al Commercio Usa Wilbur Ross. L’azienda cinese dovrà pagare 1,4 miliardi di dollari di multa, sostituire i vertici e aprire le porte a un team sulla compliance nominato dagli americani

Pubblicato il 07 Giu 2018

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L’accordo è ufficiale: Zte sfugge al bando americano che ne ha già bloccato le attività per due mesi e torna operativa negli Stati Uniti. Dopo le anticipazioni fornite ieri da Reuters, oggi il segretario al Commercio Usa Wilbur Ross ha annunciato che Washington ha raggiunto l’intesa con il fornitore di attrezzature di telecomunicazione Zte che permette di annullare la decisione di aprile di vietare all’azienda di Shenzhen qualunque accesso a forniture tecnologiche di imprese americane. Il vendor telecom numero due della Cina (la prima è Huawei) può rimettere le fabbriche in moto e tornare a fare affari negli Usa.

Ci sono delle condizioni, ovviamente. Zte dovrà procedere a una serie di sostituzioni nel top management e nel Cda entro 30 giorni, pagare una multa di 1 miliardo di dollari e mettere 400 milioni di dollari in un fondo che funzionerà da assicurazione contro eventuali nuove infrazioni, ha comunicato Ross a Cnbc. Il segretario al Commercio ha aggiunto che ci saranno altre condizioni, tra cui l’ingresso in azienda di un team per la vigilanza sulla compliance nominato dalle autorità Usa. “L’accordo ha un valore totale di 1,4 miliardi di dollari”, ha dichiarato Ross. “Gli Stati Uniti si riservano il diritto di interrompere le attività di Zte se ci saranno nuove gravi violazioni. E’ la sanzione più severa mai inflitta dal dipartimento del Commercio a chi non rispetta le nostre regole sull’export”, ha aggiunto.

Ross ha sottolineato che l’accordo con Zte non ha alcun impatto sui negoziati in corso con la Cina per i dazi su alcuni prodotti, tra cui quelli ad alto contenuto tecnologico (il presidente Donald Trump propone di tassare al 25% i beni hitech provenienti dalla Cina).

Il dipartimento del Commercio americano aveva imposto ad aprile a Zte il divieto di acquistare componenti da imprese americane per sette anni a causa del mancato rispetto di un precedente accordo che multava il vendor cinese per 1,1 miliardi per aver commerciato con Corea del Nord e Iran e chiedeva la rimozione di alcuni manager che, secondo Washington, non sono affatto stati rimossi. Zte, che secondo Bloomberg, avrebbe già subito danni per 3 miliardi di dollari dallo stop delle attività negli Stati Uniti, si è sempre detta “fiduciosa nel raggiungimento di un’intesa” e aveva preparato piano, chiamato T0, per rimettere in azione nel giro di qualche le fabbriche non appena fosse arrivato il passo indietro di Washington. Nei giorni scorsi il gruppo ha già rimosso uno dei suoi top executive.

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