IL CASO

Escalation cyberwar: gli Usa attaccano l’Iran

L’operazione militare “segreta” condotta a fine settembre come risposta all’assalto agli impianti petroliferi in Arabia Saudita organizzato da Teheran. Che ora sarebbe pronta a reagire: nel mirino la campagna elettorale per la rielezione di Trump

Pubblicato il 16 Ott 2019

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Gli Stati Uniti hanno sferrato una cyber-operazione militare segreta contro l’Iran come risposta all’attacco del 14 settembre agli impianti petroliferi dell’Arabia Saudita. Lo svela oggi, in esclusiva, Reuters. L’assalto al petrolio saudita, secondo Washington e Riad, è stato ordinato dal governo di Tehran.

L’operazione di cyber-war americana si è svolta alla fine di settembre e ha avuto l’obiettivo di ridurre la capacità dell’Iran di diffondere la sua propaganda politica e religiosa, hanno rivelato fonti vicine all’intelligence Usa. Il cyber-attacco americano avrebbe colpito infrastrutture fisiche.

Washington ricorre alle cyber armi

L’azione cyber di Washington sottolinea come l’amministrazione Trump intenda rafforzare le manovre per contrastare l’offensiva dell’Iran ma evitando vaste ripercussioni sulla già turbolenta regione del Medio Oriente e scongiurando un vero e proprio conflitto armato.

Il ministro delle Comunicazioni e della tecnologia dell’informazione dell’Iran, Mohammad Javad Azari-Jahromi, ha negato che ci sia mai stato alcun cyber-attacco dagli Usa: “Se lo sono sognato”, ha detto all’agenzia di stampa iraniana Fars.

Gli Stati Uniti quest’anno hanno già condotto altre azioni militari nella forma di cyber-attacco contro l’Iran. Si è trattato di operazioni su più vasta scala seguite all’abbattimento di un drone americano a giugno e a un presunto attacco della Guardia rivoluzionaria iraniana su petroliere nel Golfo dell’Oman a maggio. Dopo questi episodi i media Usa hanno riferito che gli Stati Uniti avevano reagito effettuando una serie di cyber-operazioni contro l’Iran.

Stati Uniti, Arabia Saudita, Gran Bretagna, Francia e Germania hanno attribuito all’Iran gli attacchi di settembre al petrolio saudita. I militari del governo di Riad hanno mostrato in una conferenza stampa un missile Cruise e droni usati negli attacchi agli impianti petroliferi rivendicati dai ribelli yemeniti Houthi affermando che sono iraniani. Dopo le indiscrezioni diffuse da Reuters il Pentagono ha però negato di aver replicato con un cyber-attacco.

Hacker iraniani nelle email di Trump

Anche l’Iran ha aumentato il ricorso alle armi cibernetiche: allo stato islamico sono stati attrinuiti diversi cyber-attacchi contro gli Usa. Questo mese, un gruppo di hacker che gli esperti di sicurezza ritengono legato al governo di Tehran ha cercato di infiltrarsi negli account di posta elettronica connessi con la campagna per la rielezione di Trump alla presidenza americana. Gli analisti di Microsoft ha rinominato questi pirati informatici “Phosphorous” e affermato che il gruppo ha condotto oltre 2.700 tentativi di individuare account email e sono riusciti ad attaccarne 241.

L’anno scorso un’inchiesta condotta da Reuters ha portato alla luce oltre 70 siti web utilizzati per diffondere la propaganda iraniana in 15 paesi definendola una maxi operazione di manipolazione dell’opinione pubblica e dei governi esteri di cui è emersa solo la punta dell’iceberg.

Le tensioni nel Golfo persico si sono inasprite dopo maggio 2018, quando il presidente americano Donald Trump ha deciso di ritirarsi dal piano di azione congiunto siglato dagli Usa e dall’Iran nel 2015 per limitare il programma nucleare di Tehran in cambio di un alleggerimento delle sanzioni economiche contro lo stato islamico.

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