Il giudice distrettuale di San Jose, nel cuore della californiana Silicon Valley, ha stabilito che non sia possibile accettare l’accordo proposto da Yahoo alle vittime del furto di identità in quanto “sostanzialmente non giusto, adeguato o ragionevole” soprattutto perché non dice quanto le vittime possano ricevere come compensazione.
È un altro momento di crisi per Yahoo, oggi di proprietà del colosso americano delle telecomunicazioni Verizon, dopo la scoperta di tre differenti furti di informazioni operate da hacker tra il 2013 e il 2016 che hanno colpito circa 3 miliardi di account e che l’azienda all’epoca indipendente “è stata troppo lenta nel rendere pubblici”. L’accordo prevedeva un rimborso di circa 50 milioni di dollari e due anni di credito gratuito per circa 200 milioni di utenti negli Stati Uniti ed Israele, titolari complessivamente di circa 1 miliardo di account trafugati.
Tra le ragioni del rifiuto opposto all’accordo dal giudice Lucy Koh c’è anche la valutazione che una parcella da 35 milioni di dollari su 50 da parte degli avvocati della parte violata è “irragionevolmente alta”.
Inoltre il giudice ha ritenuto che l’accordo, in quanto non rivela il costo del monitoraggio o del fondo per l’accordo stesso, oltre al fatto che il numero di utenti coinvolti sia troppo grande perché gli utenti “attivi” rivelati da Yahoo privatamente alla corte era molto più basso.
Nonostante molti dei problemi rivelati siano imputabili alla parte offesa, Verizon ha dichiarato che “nonostante l’approvazione preliminare dell’accordo non sia stata garantita, l’azienda ha fiducia di poter trovare in futuro una strada percorribile”.
La storia delle numerose fughe di informazioni che hanno colpito Yahoo nel periodo tra il 2013 e il 2016 è stata rivelata in un momento molto particolare nella travagliata storia dell’azienda: infatti Verizon aveva appena accettato di acquistare Yahoo per 4,83 miliardi di dollari, cifra che è stata rapidamente rivista e parzialmente diminuita fino a 4,48 miliardi. Gli inquirenti americani hanno poi accusato due agenti dei servizi russi e due hacker per almeno una delle fughe di dati. Uno degli hacker si è dichiarato colpevole.
Secondo il giudice Koh la principale colpa di Yahoo nelle fasi precedenti e in quella attuale per quanto riguarda l’accordo giudiziario è la mancanza di trasparenza, che in passato aveva portato l’azienda a nascondere la conoscenza del fatto che fossero stati rubati miliardi di indirizzi e credenziali dei suoi utenti ripetutamente.