TRADE WAR

Il caso Lady Huawei arriva in tribunale: in ballo l’estradizione negli Usa

La Cfo Meng Wanzhou accusata da Washington di frode finanziaria e violazione delle sanzioni all’Iran. La difesa ha preparato le argomentazioni per scagionare la manager. Il processo atteso fra il 20 e il 24 gennaio

Pubblicato il 10 Gen 2020

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In un clima di alta tensione internazionale, con la trade war UsaCina ancora in corso e le recenti drammatiche notizie dal Medio Oriente, si sta per aprire anche un nuovo capitolo del “caso Huawei”: il processo per l’estradizione della Chief financial officer Meng Wanzhou dal Canada agli Stati Uniti.

La Cfo dell’azienda cinese, figlia del fondatore Ren Zhengfei, è stata arrestata a Vancouver nel dicembre del 2018 per un mandato arrivato dagli Stati Uniti che accusano Meng e Huawei di frode finanziaria in violazione delle sanzioni americane contro l’Iran. Washington sostiene che Meng abbia mentito a una serie di istituti bancari riguardo alle relazioni di Huawei con una sussidiaria iraniana chiamata Skycom. Le accuse sono sempre state respinte da Huawei. A marzo 2019 il Canada ha acconsentito a procedere con la richiesta di estradizione arrivata dagli Usa.

La tesi della difesa: nessun reato in Canada

Il processo sull’estradizione di Meng si svolgerà in pochi giorni, dal 20 al 24 gennaio. I legali della Cfo cinese hanno ottenuto dal Canada la documentazione necessaria per studiare il caso e punteranno, secondo quanto riportano i media Usa, sull’argomento della “double criminality”: la difesa cercherà di dimostrare che il reato per il quale Meng è accusata negli Stati Uniti deve essere reato anche in Canada per poter procedere. E siccome Meng è accusata di aver violato le sanzioni Usa all’Iran, in questo caso non c’è doppia punibilità perché il Canada non ha sanzioni sui servizi finanziari in Iran e perciò, sostiene la sua difesa, non può essere estradata per presunta frode bancaria e finanziaria.

Se il giudice darà ragione a questa tesi potrebbe ordinare il rilascio della Cfo (che si trova in libertà dietro cauzione); l’accusa potrebbe ovviamente ricorrere in appello per ottenere l’estradizione. Se invece il giudice non resterà convinto si andrà avanti col processo, con una seconda fase che si svolgerà a giugno.

“Irregolarità” nell’arresto

A quel punto la difesa di Meng giocherà la carta delle irregolarità commesse durante l’arresto di Meng: i legali della Cfo di Huawei parlano di abusi da parte della Canada border services agency (Cbsa). A ottobre, ha svelato la stampa canadese, gli ufficiali dell’agenzia per i controlli doganali e di frontiera hanno preso le password dei dispositivi elettronici di Meng e le hanno consegnate alla polizia, un’irregolarità che gli avvocati del governo canadese hanno definito “un errore” ma che potrebbe incidere sul processo in tribunale.

Se in ogni caso il giudice darà ragione all’accusa, si arriverà a una fase finale a settembre: al centro stavolta ci saranno le prove che gli Stati Uniti hanno raccolto contro la top manager di Huawei e che il giudice dovrà verificare per capire se sono sufficienti per ordinare di consegnare Meng agli Usa.

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