Inserire gli investimenti nazionali per la cybersecurity all’interno del 2% del Pil destinato alle spese per la Difesa. E’ la proposta avanzata dal ministro italiano per la Difesa, Elisabetta Trenta, durante il suo intervento al vertice Nato in corso a Bruxelles.
“Anche gli investimenti per assicurare la resilienza cibernetica a livello nazionale – argomenta Trenta – devono essere comprese nel 2% del Pil che i paesi della Nato hanno deciso di riservare alle spese per la difesa”. “Si tratta – aggiunge – di un investimento che riguarda il settore civile oltre a quello militare e il nostro obiettivo è che nel 2% siano contabilizzati gli sforzi italiani nel rafforzare la propria sicurezza interna. Questo vale per ogni singolo Stato ovviamente, perché la sicurezza di ognuno di noi è la sicurezza dell’Alleanza stessa. Auspico dunque che tutti gli sforzi fatti in merito alla sicurezza cibernetica e le risorse correlate siano compresi pienamente nelle spese per la difesa”.
La decisione di confermare l’aumento delle spese per la difesa al 2% del Pil degli stati aderenti all’alleanza atlantica, con il presidente Usa Donald Trump che chiedeva un ulteriore aumento fino al 4%, è stata concordata al termine della prima giornata del vertice di Bruxelles: “Condivideremo equamente la responsabilità della nostra difesa reciproca, tutti gli alleati hanno aumentato le loro spese per la Difesa, i loro investimenti in capacità militare e il numero delle forze nelle operazioni. Tuttavia – aggiunge la dichiarazione Nato – anche se abbiamo voltato l’angolo, dobbiamo fare di più e ci saranno nuovi progressi: siamo ancorati all’impegno in materia di investimenti nella Difesa presi nel 2014 e renderemo conto ogni anno dei piani nazionali per onorarlo”.