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La nuova mossa di Trump: bloccare Huawei nei Paesi dell’Est Europa

Basi militari e questione energetica: il Segretario di Stato americano Mike Pompeo in missione in Polonia, Ungheria e Slovacchia mette sul tavolo i dossier aperti e punta a mettere fuori uso le tecnologie cinesi facendo leva sugli altri fronti

Pubblicato il 12 Feb 2019

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Washington scende in campo e, durante il tour a tappe forzate che il Segretario di stato americano Mike Pompeo sta facendo in Ungheria, Polonia e Slovacchia, non usa mezzi termini: “Lo abbiamo visto succedere in tutto il mondo, e questo rende ancora più difficile per l’America essere presente. Se le apparecchiature di Huawei vengono collocate in un posto in cui abbiamo importanti sistemi americani, è più difficile per noi collaborare continuare a collaborare”.

Pompeo è stato incaricato dal presidente americano Donald Trump di andare in centro-Europa per far sentire la presenza degli Stati Uniti in un’area in cui la presenza americana si è indebolita nel tempo e, secondo le dichiarazioni diplomatiche ufficiali prima del viaggio, ha lasciato spazio all’influenza cinese e russa. Gli Usa ribadiscono anche che gli apparati di rete della cinese Huawei Technologies potrebbero essere usati per fare spionaggio e l’apertura dei mercati dell’Europa centrale potrebbe essere, sostengono in diplomatici statunitensi, un modo per entrare ancora di più nel mercato europeo. A partire da Ungheria e Polonia.

“Vogliamo essere sicuri – ha detto Pompeo alla stampa durante un incontro all’ambasciata americana di Budapest – che sia in grado di mostrare a questi paesi le opportunità e i rischi nell’usare quel tipo di equipaggiamento tecnologico. Huawei da tempo sta negando di svolgere alcun tipo di lavoro di intelligence per il governo cinese. La società invece afferma che le sue tecnologie vengono utilizzate dal 70% delle aziende ungheresi e che coopera con i principali fornitori di telecomunicazioni ungheresi, incluse alcune aziende di stato del settore.

Gli Stati Uniti invece sono ben interessati a ribadire quali sono gli interessi geopolitici americani. A partire dal blocco di Huawei e delle sue tecnologie nelle aziende ungheresi e polacche. A costo di minacciare un ritiro degli americani dai datacenter in cui dovessero essere utilizzate apparecchiature cinesi.

Per rendere la mossa più interessante per il governo ungherese, che è tra i più entusiasti in Europa riguardo gli investimenti diretti cinesi, ha annunciato un piano di cooperazione per la difesa. Ma ha anche ribadito che il pericolo di una presenza cinese sarebbe un forte deterrente per l’America a implementare un tale piano di investimenti militari e tecnologici.

I governi nazionalisti di Ungheria e Polonia in questo momento sono tra i più isolati all’interno dell’Unione europea e confidano di poter acquisire capacità di difesa di medio raggio dagli Stati Uniti.

In questo momento la risposta più positiva alle richieste americane sembra essere venuta dalla Polonia: il governo di quel Paese infatti starebbe per vietare a Huawei di partecipare allo sviluppo delle reti 5G in Polonia dopo l’arresto di un ex funzionario dei servizi polacchi e di un dipendente cinese di Huawei, entrambi con l’accusa di spionaggio (i due si sono finora dichiarati innocenti).

La Slovacchia, invece, ha intenzione di acquistare dagli Stati Uniti dei caccia F-16 e sta spingendo da tempo Washington ad aumentare la sua presenza militare nel Paese.

Nell’agenda di Pompeo c’è più che non solo il problema degli apparecchi di Huawei: il Segretario di stato americano conta di partecipare in Polonia a un dibattito sul Medio Oriente per cercare di spingere i paesi alla costruzione di una coalizione contro l’Iran. Inoltre, c’è da scogliere, o meglio tagliare il nodo dell’energia, che lega i Paesi europei a Mosca: Pompeo deve convincere infatti l’Ungheria a non supportare più il gasdotto TurkStream, pensato dal Cremlino per bypassare l’Ucraina e arrivare via Ungheria nel resto dell’Europa. Inoltre, non solo l’Ungheria riceve la maggior parte del gas dalla Russia, ma anche l’energia elettrica del Paese è in maggioranza generata dagli impianti nucleari Paks partecipati per 12,5 miliardi di euro dalla società russa Rosatom.

C’è stato anche tempo, almeno durante la visita in Ungheria, per affrontare il tema del rispetto della legge e le garanzia per la magistratura, i media e i gruppi non filo-governativi. Mentre Pompeo riceveva una delegazione di rappresentanti della società civile ungherese contrari all’autoritario primo ministro Viktor Orban, il ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto ha detto ai reporter che vede forti parallelismi tra Orban e Trump, entrambi impegnati nel limitare l’immigrazione, proteggere i cristiani in tutto il mondo e supportare Israele: “Il governo ungherese e l’amministrazione Trump rappresentano approcci identici, o molto simili, sia nelle questioni politiche generali che in numerose questioni politiche internazionali”.

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