L'INTERVENTO

L’allarme Gsma: bandire Huawei in Europa ritarderà di anni il roll-out del 5G

L’associazione sta creando una task force europea per definire test più severi sulla cybersicurezza delle reti ma chiede ai governi di non perdere il focus su competitività e innovazione. A rischio 500 miliardi di euro di investimenti

Pubblicato il 15 Feb 2019

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Un bando totale contro le forniture di rete di Huawei sarebbe un grave danno per le aziende telecom europee, perché minaccia i rifornimenti sulla supply chain globale delle componenti, alza i costi e mette a rischio gli investimenti nel 5G; occorre invece istituire nuovi sistemi di test per le reti che garantiscano l’adesione ai più alti standard di cybersecurity. E’ quanto afferma la Gsma, l’associazione degli operatori mobili globali, in un comunicato pubblicato sul suo sito a due settimane dal più importante appuntamento dell’industria, il Mobile World Congress di Barcellona.

La Gsma riferisce che sta istituendo una task force di operatori mobili europei per identificare i modi migliori per potenziare ed ampliare gli attuali sistemi di verifica della cybersicurezza delle reti e raccomanda a governi e operatori in Europa di lavorare insieme per concordare gli elementi chiave dei nuovi test capaci di garantire la sicurezza delle reti ma anche, sottolinea l’associazione, la concorrenza sulla catena di distribuzione delle componenti di rete.

La Gsma interviene così direttamente sul “caso Huawei”. Il fornitore Tlc cinese è stato accusato dagli Stati Uniti vendere tecnologie che permettono il cyberspionaggio del governo di Pechino; il presidente Donald Trump è pronto a estromettere del tutto l’azienda dai contratti di rete negli Stati Uniti e il suo grido d’allarme è stato raccolto dai governi di alcuni paesi alleati, tra cui l’Australia, che ha già varato il bando contro le attrezzature di rete di Huawei.

L’Unione europea non ha ancora assunto una posizione ufficiale, ma Bruxelles si è mostrata propensa a valutare un bando. Per la Gsma si tratterebbe di una mossa contraria agli interessi dell’industria e dei consumatori. Entro il 2025, dice l’associazione delle telco mobili, sono previsti in Europa investimenti compresi tra 300 miliardi e 500 miliardi di euro da parte degli operatori nel roll-out del 5G; tale industria varrà il 4% del Pil del nostro continente. L’integrità e sicurezza delle reti e la fiducia degli utenti sono fondamentali per proteggere questi investimenti e oggi che i politici europei stanno considerando nuovi strumenti per garantire la cybersecurity, “chiediamo di non perdere di vista tutti gli importanti obiettivi strategici – sicurezza, concorrenza, innovazione, impatto sui consumatori. Ciò richiede un approccio basato sui fatti e sui rischi”, sottolinea la Gsma.

“Specifiche azioni che sconvolgono la catena di distribuzione di attrezzature sui vari segmenti della rete (accesso, trasporto e core) faranno salire i costi per operatori europei, imprese e cittadini, ritarderanno la realizzazione del 5G per anni in tutta Europa e potrebbero anche mettere a rischio il funzionamento delle esistenti reti 4G”, prosegue la nota della Gsma. Si tratta di impatti pesanti, forse non tutti intenzionali, ma sicuramente “del tutto evitabili” tramite un rafforzamento della già esistente cooperazione tra aziende telecom e agenzie nazionali della cybersicurezza e un ampliamento della collaborazione internazionale.

L’associazione ricorda che ogni operatore mobile già conduce test di sicurezza e che ulteriori prove sulle reti sono affidate a terze parti; la Gsma stessa ha sviluppato il progetto Network equipment security assurance scheme in alleanza con la 3Gpp, l’ente internazionale di standardizzazione sul 5G. La strada da seguire è quella.

Huawei ha sempre negato qualunque rischio di cybersicurezza legato ai suoi prodotti e anche diversi esperti (tra cui l’ex capo dell’intelligence britannica) hanno fatto notare che le ragioni di ordine politico che hanno spinto l’azione di Trump in America non vanno confuse con quelle tecniche.

Al Mobile world congress, riporta Reuters, è previsto un incontro a porte chiuse tra Ceo delle grandi aziende telecom per discutere delle implicazioni per l’industria di un eventuale divieto totale sulle attrezzature di rete Huawei. In Germania Deutsche Telekom, il più grande operatore mobile europeo, ha espresso posizioni simili a quelle della Gsma: rafforzare i controlli, con verifiche indipendenti delle infrastrutture critiche e condivisione con i regolatori dei codici sorgente dei software usati dai vendor, ma nessun divieto assoluto contro i cinesi.

In Italia la questione Huawei divide i partiti di maggioranza su due fronti opposti. I leghisti,  secondo quanto risulta a CorCom, sono orientati verso l’esclusione della compagnia cinese dalle reti 5G, per ridurre a zero il rischio cyber paventato dagli Usa, mentre i grillini starebbero studiando un sistema di certificazione per apparati e dispositivi di rete che consentirebbe di mettere al sicuro la rete core.

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