L’emergenza Coronavirus non ha fermato i criminali informatici, che anzi hanno sfruttato la pandemia per moltiplicare i propri attacchi prendendo di mira governi e istituzioni sanitarie. A lanciare l’allarme è Interpol, che ha registrato un aumento delle offensive informatiche in 50 Paesi. Nello specifico, da gennaio ad aprile l’agenzia ha rilevato 907mila e-mail di spam, 737 incidenti dovuti a malware e la diffusione di 48mila url dannose, tutte in qualco modo collegate all’emergenza sanitaria in corso. I dati provengono da una ricerca di l’agenzia ha realizzato coinvolgendo i 194 Paesi membri, dei quali 48 hanno prestato la propria collaborazione, per il 42% in Europa e per in resto in Asia, Africa, America e Medio Oriente.
“I criminali informatici – spiega Jurgen Stock, segretario generale dell’Interpol – stanno aumentando i loro attacchi a un ritmo allarmante, sfruttando la paura e l’incertezza economica e sociale dovuta al Covid-19“. Tra gli attacchi più diffusi l’Interpol segnala le frodi o il phishing per recuperare dati personali o credenziali d’accesso ai servizi online, con i criminali informatici che utilizzano account costruiti in modo da simulare comunicazioni che arrivano da autorità sanitarie o da istituzioni pubbliche. A seguire i malware con la richiesta di riscatto per sbloccare i dispositivi e la registrazione di domini “malevoli” che utilizzano parole chiave come “Coronavirus” o “Covid”. In questi casi, spiega l’Interpol, si assiste a un’evoluzione nella scelta degli obiettivi per “massimizzare il danno e il guadagno finanziario”. I siti pirata, spiega l’agenzia, attirano gli utenti alla ricerca di apparecchiature mediche o informazioni sul Coronavirus” per ottenere informazioni personali e credenziali, o per diffondere informazioni false.
“La crescente dipendenza nel mondo dal web sta anche creando nuove opportunità di attacco – aggiunge Stock – nei confronti di aziende e individui che non si assicurano che le loro difese siano aggiornate”.