L’ombra dell’azione dei criminali informatici si estende sulle elezioni Usa di medio termine. Un gruppo di utenti dei siti internet di associazioni politiche legate al mondo repubblicano, come l’Hudson Institute e l’International republican institute, sono stati presi di mira da un attacco di phishing in cui gli hacker li invitavano con un pretesto ad accedere a dei duplicati dei siti delle associazioni, allo scopo di arrivare a carpire le loro credenziali ed entrare così in possesso di informazioni personali sul loro conto in vista delle consultazioni in programma a novembre. Tra i mittenti delle mail-pirata comparivano anche alcuni indirizzi che avrebbero potuto essere scambiati per indirizzi del Senato.
A rilevare e sventare l’attacco è Microsoft, che è riuscita a identificare gli autori dell’offensiva, che si ritiene siano legati al gruppo di criminali informatici russi come “Apt28”, Strontium e Fancy Bear, gli stessi che si erano già resi protagonisti del Russiagate, e che sono già stati accusati di aver prestato la loro opera per il governo russo. I cittadini presi di mira, nello specifico, secondo quanto risulta dalle prime informazioni diffuse, sarebbero quelli che fanno parte degli ambienti repubblicani più critici nei confronti nel presidente Usa Donald Trump e del presidente russo Vladimir Putin.
Netta la smentita del Cremlino: “Non sappiamo di che hacker stiano parlando e quale sia la loro influenza sulle elezioni – afferma Dmitri Peskov, portavoce di Putin – Non capiamo di chi stiano parlando, quali prove abbiano e su cosa si basino le loro conclusioni. Non ci sono informazioni di questo genere”.
Dura la presa di posizione di Microsoft, che si è espressa per bocca del presidente Brad Smith: “E’ chiaro che le democrazie di tutto il mondo sono sotto attacco – afferma in un post sul blog aziendale – Entità straniere stanno lanciando attacchi informatici per interrompere le elezioni e seminare discordia. Internet è diventato un modo per alcuni governi di rubare e divulgare informazioni, diffondere disinformazione, sondare e tentare di manomettere i sistemi di voto”.
Smith ricostruisce nel proprio intervento quanto successo alle presidneziali Usa del 2016 e in seguito per quelle francesi che si sono svolte a maggio, sottolineando che le stesse dinamiche si stanno ripetendo ora, “in un modo sempre più ampio, mentre gli americani si stanno preparando per le elezioni di metà mandato a novembre. L’ampliamento delle minacce informatiche a entrambi i partiti politici degli Stati Uniti rende chiaro che il settore tecnologico dovrà fare di più per contribuire a proteggere il processo democratico”.
Poi Smith entra più nel dettaglio di cosa successo con l’ultima ondata di phishing, bloccata dall’unità crimini digitali della casa di Redmond, che ha individuato e segnalato, facendoli così bloccare, sei domini riconducibili a “un gruppo largamente associato al governo russo”: Gli hacker, spiega, “vogliono che i loro attacchi appaiano il più realistici possibile, quindi creano siti web e Url che somigliano a quelli da cui le vittime prese di mira si aspetterebbero di ricevere mail o comunicazioni”.
Le prime eco dell’allarme arrivano intanto anche in Italia, con il il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi che chiama in causa il Copasir: “Davanti all’allarme lanciato da Microsoft sulla minaccia alle democrazie occidentali rappresentata dalle attività di hackeraggio russe – afferma – rende indispensabile un intervento del Copasir: bisogna valutare le rivelazioni americane e capire quale siano i riflessi sulla rete italiana. Ai sospetti rispetto al referendum del 2016 e al voto del 4 marzo, si aggiungono la tempesta digitale contro Mattarella, su cui indaga anche la Procura di Roma. Gli episodi sono ormai troppi per non essere affrontati in modo approfondito con tutti gli stumenti a disposizione del Parlamento”.