È un tomo di 400 pagine, che sta scuotendo nelle fondamenta la presidenza americana. E il Rapporto redatto dal team del consigliere speciale Robert Mueller è anche un atto di accusa esplicito e documentato sul ruolo che la Russia ha avuto nel “manipolare” le elezioni americane tramite Facebook, Instagram e Twitter, quest’ultima in pole position.
La Russia, per mezzo della Internet Research Agency (Ira) ha raggiunto infatti milioni di americani, spiega il rapporto, tramite Twitter, Facebook e Instagram, interferendo sull’opinione pubblica nelle elezioni presidenziali del 2016. E gli agenti operativi russi hanno comunicato con il team elettorale di Donald Trump utilizzando identità false o contraffatte, e senza rivelare la loro associazione con la Russia, hanno collaborato con i principali attivisti pro-Trump per organizzare rally, eventi di rilievo e persino la “Kids for Trump”, la gioventù trumpiana.
“Gli account Twitter controllati dall’Ira – è scritto nel rapporto – avevano ognuno decine di migliaia di follower, inclusi diversi personaggi politici degli Stati Uniti, che hanno ritwittato i contenuti creati dall’Ira”. Facebook ha stimato che i profili controllati dall’Ira abbiano raggiunto almeno 126 milioni di persone, mentre Twitter ha calcolato che 1,4 milioni di persone potrebbero essere state raggiunte e aver cominciato a seguire un account controllato dalla Russia.
Il documento Mueller fornisce il quadro più completo di come gli agenti dell’intelligence russa abbiano lavorato per influenzare l’opinione pubblica che ha portato alla vittoria di Trump alle elezioni del 2016.
Gli agenti russi si comportavano da dilettanti dei social media fino al 2014, anno in cui hanno consolidato i loro sforzi sotto un unico programma noto internamente come “Dipartimento dei traduttori”, secondo il rapporto. In seguito hanno iniziato a inviare agenti operativi negli Stati Uniti per promuovere gli obiettivi elettorali a loro convenienti.
Nel giugno 2014 quattro membri del dipartimento hanno mentito al Dipartimento di Stato americano affermando di essere “amici che si sono incontrati a una festa”. Due di loro, Anna Bogacheva e Aleksandra Krylova, avevano dei visti per entrare negli Stati Uniti. Nel 2016, altri agenti sono stati visti con dei cartelloni a un evento vicino alla Casa Bianca che presumibilmente celebrava il compleanno di Yevgeniy Prigozhin, un magnate russo che avrebbe finanziato alcune delle campagne di interferenza e le relative acquisizioni di follower sui social media.
Su Twitter, il programma dell’Ira ha suddiviso le sue operazioni in due strategie: creare account Twitter reali per rappresentare “singoli individui statunitensi” e una rete separata di bot automatici controllata dall’Ira “che le hanno consentito di amplificare i contenuti creati con gli altri account”.
Uno degli account dell’Ira, che sosteneva di essere quello di un sostenitore di Trump in Texas, contava 70mila follower. Un altro account con posizioni anti-immigrazione aveva 24mila seguaci. Un terzo, chiamato @march_for_trump, ha organizzato una serie di manifestazioni a sostegno di Trump in tutti gli Stati Uniti. Gli account hanno pubblicato 175.993 tweet, anche se il rapporto afferma che solo l’8,4% di questi erano legati alle elezioni.
“I media americani – afferma il rapporto – hanno citato molti tweet di account controllati dall’Ira e li hanno attribuiti alle reazioni di persone reali”.
Dei conservatori piuttosto influenti hanno anche interagito con alcuni di questi account, incluso il commentatore televisivo Sean Hannity, Roger Stone, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia Michael McFaul e Michael Flynn Jr.
“Sono state identificate – si legge ancora nel rapporto – dozzine di raduni e manifestazioni organizzati dall’Ira. Il primo test è stato “un raduno confederato” nel novembre 2015. L’Ira ha continuato a organizzare manifestazioni anche dopo le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016″. Molti dei raduni hanno attirato pochi partecipanti, mentre altri ne hanno messi assieme a centinaia. “La portata e il successo di questi rally – dice il rapporto – sono stati attentamente monitorati dal team russo”.
La relazione chiarisce che nei casi in cui un corteo pro-Trump, organizzato dall’Ira, si è coordinato anche con gli organizzatori della campagna di Trump, questi ultimi non erano a conoscenza delle origini russe dell’evento. “I contatti dell’Ira – dice il rapporto – includevano richieste di cartelloni e altri materiali da utilizzare ai raduni, nonché richieste per promuovere i rally e aiutare a coordinare la logistica”.
L’indagine, ha spiegato il rapporto Mueller, non ha identificato prove che alcun funzionario della campagna di Trump abbia compreso che le richieste provenivano da cittadini stranieri.
Non c’era solo il lato pro-Trump della campagna, però. Perché dall’altro lato il tentativo di screditare la sfidante democratica, cioè Hillary Clinton, è stato continuo. E non solo per screditarla.
Come con la strategia dell’Ira su Twitter, anche l’agenzia di intelligence russa Gru ha fatto partire la sua campagna di interferenze contro la candidata presidenziale Hillary Clinton in due modi diversi. Un gruppo ha sviluppato malware specializzato, software dannoso utilizzato, in questo caso, per monitorare le comunicazioni.
Un secondo gruppo è stato incaricato di eseguire operazioni di “spear-phishing” di massa, allo scopo di identificare gli obiettivi chiave della campagna di Clinton e creare e-mail credibili convincendoli a fare clic e, quindi, installare il malware personalizzato che ha rubato informazioni importanti e riservate sulla campagna della Clinton.
Gli agenti del Gru hanno inviato centinaia di queste e-mail ai membri dello staff di Clinton, inclusi account ufficiali della campagna e account Google utilizzati dagli staff. Da qui sono iniziate anche altre operazioni di sabotaggio più mirato.