Nasce all’interno del liceo ginnasio Statale Anco Marzio di Ostia il primo progetto digitale per la prevenzione e il contrasto di bullismo e cyberbullismo con l’utilizzo di un’app. La soluzione, pensata in questa prima fase per gli studenti dell’istituto e i loro familiari, è il risultato di un progetto pilota finanziato dalla Regione Lazio, che potrà ovviamente essere esteso in futuro anche ad altre scuole interessate. A disposizione degli studenti, tramite l’app “WhereApp”, sarà messo a disposizione uno “sportello virtuale” dove ricevere un primo supporto in modo semplice e riservato e fissare un “incontro faccia a faccia” con un team di docenti esperti (un giurista, uno psicologo, un informatico) durante l’orario scolastico, attivando la funzione di Alert sulla piattaforma gratuita per l’informazione certificata di pubblica utilità, scaricabile da App Store (iOs) e da Google Play (Android).
“Il progetto – si legge in una nota del liceo Anco Marzio – si inserisce nell’ambito della consolidata esperienza educativa maturata dall’Istituto in tema di inclusione, cultura della legalità e esercizio consapevole dei diritti e dei doveri in Internet e coinvolgerà circa 1.400 studenti e le rispettive famiglie per un totale di oltre 4.000 persone prevendo l’apporto attivo di studenti (“peer education”) ed ex-studenti in funzione di testimonial anche in occasione di campagne di sensibilizzazione e formazione destinate a docenti, studenti e famiglie.
Il team è coordinato dal “Referente Cyber Bullismo”, la nuova figura introdotta dalla L. 71/17 che agisce come facilitatore nei rapporti tra Scuola, famiglie e con il Garante per la Protezione dei Dati Personali, la Polizia Postale e delle Comunicazioni, le Associazioni e i Servizi attivi sul territorio.
La Legge nazionale riconosce infatti centralità alla Scuola quale punto di contatto e canale di relazione privilegiato proprio grazie al rapporto fiduciario che si instaura tra professori e studenti, essenziale in momenti difficili resi spesso drammatici dall’isolamento e dalla vergogna. Gli autori in molti casi non si rendono neppure conto di avere commesso un reato (sia pure non a loro imputabile a causa della minore età) mentre le famiglie sono quasi sempre ignare o sottovalutano la gravità di questi comportamenti.