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Stretta sulla pirateria, il Governo punta al “reato di camcording”

La registrazione di film in sala potrebbe diventare illecito penale: lo annuncia il sottosegretario allo Sviluppo Geraci. Il plauso della Fapav: “Bene colpire un’attività che produce danni a tutta la filiera, con ripercussioni su posti di lavoro persi e mancati investimenti”

Pubblicato il 18 Apr 2019

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Pirateria, Governo al lavoro per trasformare il camcording in reato. Lo annuncia il sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci rispondendo, in commissione Trasporti alla Camera, a un’interrogazione della Lega sul fenomeno della diffusione e della visione di canali e servizi piratati. La misura punta a contrastare le attività di registrazione illecita dei film nelle sale cinematografiche. “Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria è al lavoro per cambiare questa condotta illegale da illecito amministrativo a reato sanzionato – dice Geraci – penalmente al pari delle altre condotte illecite di pirateria che contribuisce in parte ad alimentare il mercato della fruizione di contenuti illeciti”.

“Bene l’apertura del Governo all’inasprimento sul tema – il commento di Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale Fapav, la federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali -. Il fenomeno rappresenta la fonte primaria della pirateria per quanto riguarda le nuove uscite cinematografiche. Dietro questo fenomeno si nascondono veri e propri gruppi organizzati di criminali che si occupano di registrare il film nelle sale, editando e migliorando la qualità del contenuto registrato prima di diffonderlo sul web, generando danni ed effetti potenzialmente ed economicamente devastanti per tutta la filiera, con inevitabili ripercussioni sui posti di lavoro persi e mancati investimenti”.

Anche i decoder pirata per lo streaming sono nel mirino del Governo. “Si ritiene che in Italia – ha detto Geraci – circa 2 milioni di persone usufruiscano in qualche modo di questa forma di pirateria: dietro, a tirare le fila, c’è la criminalità organizzata, che gestisce l’intera filiera accumulando ingenti ricchezze e profitti. E’ il ministero dell’interno che potrà fornire ogni elemento utile volto a conoscere quali iniziative intende intraprendere per intensificare le attività di indagine da parte delle forze dell’ordine finalizzate alla repressione di tale fenomeno: i gestori delle Iptv illegali rischiano, infatti, fino a 4 anni di carcere ed una multa fino a 15.000 euro”.

Fenomeno, l’Iptv pirata, su cui “non è più rinviabile l’adozione di regole certe e precise per quanto riguarda la responsabilità degli intermediari del web – dice Bagnoli – . Una loro puntuale e fattiva collaborazione rappresenta un elemento fondamentale nell’ottica di una collaborazione sinergica, efficace ed inclusiva, di tutti gli operatori del settore e soggetti colpiti da questo fenomeno”.

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