L’Europa valuta se e come sviluppare uno strumento sugli investimenti all’estero che riguardano le tecnologie sensibili, un numero molto ridotto di soluzioni hitech ma che potrebbe avvantaggiare le operazioni militari e le attività di spionaggio di Paesi rivali. Lo ha detto Ursula Von der Leyen, la presidente della Commissione europea, intervenendo all’Eurocamera sulle relazioni con la Cina.
“Dobbiamo assicurarci che i capitali delle nostre aziende, le loro competenze e le loro conoscenze non vengano utilizzate per potenziare le capacità militari e di intelligence di coloro che sono anche i nostri rivali sistemici. Non può essere così”, ha affermato Von der Leyen. “Dobbiamo quindi verificare quali sono le lacune del nostro strumentario che consentono la fuga di tecnologie emergenti e sensibili attraverso investimenti in altri Paesi. Per questo stiamo pensando se – e come – l’Europa debba sviluppare uno strumento sugli investimenti in uscita per un numero molto ridotto di tecnologie, ma molto sensibili”.
La strategia Ue sulla Cina
Tra le aree cruciali su cui basare la strategia Ue su Pechino “la prima consiste nell’esaminare in modo critico la nostra capacità di recupero e la nostra dipendenza e nel rendere la nostra economia e la nostra industria più competitive e più resistenti. Questo è il lavoro che abbiamo svolto insieme – lo conoscete, è iniziato con gli investimenti nel verde e nel digitale attraverso NextGenerationEU, fino ai pilastri della nostra politica industriale e alle leggi fondamentali, la legge sui chip, la legge sulle materie prime critiche e la legge sull’industria a zero emissioni“, ha affermato von der Leyen.
Ora, ha proseguito la presidente dell’esecutivo Ue, “dobbiamo continuare a rafforzare la nostra resilienza e la nostra sovranità in settori chiave – li conoscete tutti -: l’energia, la salute e i prodotti farmaceutici, la sicurezza alimentare, ma anche, naturalmente, le nostre capacità di difesa“.
Più reciprocità nei rapporti con Pechino
Von der Leyen ha chiarito di aver sottolineato alle controparti cinesi, nel corso della visita della settimana scorsa insieme al presidente francese Emmanuel Macron, che l’Europa non intende tagliare i legami economici, sociali, politici e scientifici con la Cina. “Ma è urgente riequilibrare i nostri rapporti sulla base della trasparenza, della prevedibilità e della reciprocità“, ha affermato al presidente della Commissione europea.
“Quello che vogliamo – ha spiegato Von der Leyen- è che la Cina rispetti la parità di condizioni quando si tratta dell’accesso delle nostre aziende al mercato cinese, che rispetti la trasparenza sui sussidi, che rispetti la proprietà intellettuale”. Inoltre, ci sono alcune aree delle esportazioni dell’Ue verso la Cina e alcuni investimenti che “mettono a rischio la nostra sicurezza economica e nazionale, in particolare nel contesto dell’esplicita fusione da parte della Cina dei suoi settori militare e commerciale. Questo è il motivo per la nostra futura strategia per la Cina deve essere incentrata sulla riduzione dei rischi economici”.
“La Cina sta apertamente perseguendo una politica volta a ridurre la sua dipendenza dal mondo, e va benissimo, è un loro diritto; ma allo stesso tempo sta aumentando la dipendenza del mondo da sé stessa – ha aggiunto la presidente della Commissione Ue – sono noti gli esempi, che si tratti di materie prime critiche o di energia rinnovabile, di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, l’informatica quantistica o la biotecnologia”.
Prodotti Ict esportati in India, il Wto dà ragione all’Ue
In una notizia separata, l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) si è espressa a favore dell’Ue in un procedimento contro le tariffe imposte dall’India su prodotti essenziali dell’Ict. La sentenza del panel del Wto ha accolto tutte le rivendicazioni avanzate dall’Ue nei confronti dell’India e ha ritenuto che le tariffe fino al 20% imposte dall’India su certi prodotti Ict, quali i telefoni cellulari, non rispettino gli impegni assunti dall’India presso il Wto e siano quindi illegittime. Le esportazioni dell’Ue di tali tecnologie danneggiate dalle violazioni da parte dell’India ammontano a 600 milioni di euro l’anno. Sebbene tale importo sia già di per sé considerevole, l’impatto reale sulle imprese europee, che esportano anche da altri paesi verso l’India, è notevolmente più elevato.
Dal 2014 l’India ha gradualmente introdotto dazi doganali fino al 20% su prodotti quali telefoni cellulari, componenti e accessori di telefonia mobile, stazioni di base, convertitori statici, fili e cavi elettrici. L’Ue ha ritenuto che tali dazi violassero direttamente le norme del Wto, dal momento che l’India è tenuta, in virtù degli impegni assunti nell’ambito dell’organizzazione, ad applicare a tali prodotti un dazio pari a zero. L’Ue ha avviato la controversia in sede Wto nel 2019.
Il panel ha confermato che le tariffe dell’India non potevano essere giustificate da nessuna delle motivazioni addotte in questo caso.
Nel 2019, a seguito dell’iniziativa dell’Ue, Giappone e Taiwan hanno presentato procedimenti paralleli, che riguardano la stessa questione (tariffe su prodotti Ict) e pressoché gli stessi prodotti.